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  speciale 3+2  
La riforma universitaria
Il dibattito sul 3+2 nelle facoltà

Paolo Bari intervista il sottosegretario Luciano Guerzoni

La riforma universitaria più importante ed impegnativa degli ultimi centocinquant'anni. Il sottosegretario Luciano Guerzoni è pienamente consapevole dei vantaggi - e nel contempo delle difficoltà - che stanno coinvolgendo l'intero mondo accademico. Dopo l'avvenuta attribuzione dell'autonomia, l'ormai prossimo cambiamento dell'impianto degli studi universitari costituisce la seconda innovazione destinata ad incidere in modo profondo nella vita degli atenei. Da tempo si discute sul riordino dei titoli di laurea (il famoso 3+2+3) e sui crediti formativi. Con Guerzoni, fra l'altro attento conoscitore della realtà trentina, analizziamo obiettivi e opportunità degli ultimi provvedimenti legislativi decisi dal Ministero dell'Università.

Perché queste novità?

La finalità complessiva è quella di armonizzare l'architettura universitaria italiana con l'assetto prevalente in Europa. A Bologna nel giugno del '99 ventinove paesi si sono assunti l'impegno di concludere questo percorso comune entro il 2010. Tutti siamo d'accordo con un'articolazione degli studi su più livelli, il primo di durata almeno triennale e l'ultimo (l'attuale dottorato di ricerca finalizzato all'avviamento alla carriera accademica), utile soprattutto per lo sviluppo e l'innovazione dell'intero "sistema Italia". Per una volta stiamo dimostrando di essere all'avanguardia in Europa.

Quali sono gli obiettivi specifici?

Rendere più flessibile e ricca l'offerta di percorsi formativi; adeguare i nuovi corsi di studio alla domanda di professionalità che emerge dalla società, in particolare quella dell'informazione; assumere come criterio di misura dei corsi di studio il carico di lavoro di apprendimento da parte degli studenti e perciò avvicinare la durata reale degli studi a quella legale. Vi è la forte esigenza di superare l'anomalia tutta italiana dell'elevatissimo numero dei fuori corso (circa un terzo degli iscritti) e dell'ancora maggiore percentuale di abbandoni (pari al 60% delle matricole).

Può spiegare il significato dei crediti formativi, un sistema piuttosto criticato?

Molti parlano di crediti formativi senza conoscerne le caratteristiche. Ad ogni credito corrispondono 25 ore di apprendimento. Il ministero si limita a stabilire i criteri generali, fra i quali la necessità di giungere a 180 crediti per conseguire la laurea di primo livello ed a 300 totali per quella specialistica. Spetta invece ai consigli di facoltà o di corso di laurea applicare questi criteri in modo non pedissequo e burocratico. Il parere degli studenti sarà obbligatorio, ma non vincolante. Mi preme precisare che i crediti non costituiscono affatto il calcolo del prestigio di ciascuna disciplina o di ciascun docente. Visto che abbiamo accolto gli standard europei, essi rappresentano invece una misura che consente la mobilità studentesca.

Quali saranno le prossime scadenze?

Entro metà marzo dovremmo ricevere il parere del CUN in merito al primo schema di decreto d'area relativo alle 41 classi di lauree di primo livello (che subito dopo sarà esaminato dalle commissioni parlamentari). Sempre per quella data dovrebbe essere pronto il secondo decreto riguardante le classi delle lauree specialistiche che saranno circa 100-110 in modo da avere un rapporto di tre lauree di secondo livello per ciascuna di primo. Se tutto andrà bene, a maggio o giugno i decreti verranno approvati e pubblicati sulla "Gazzetta Ufficiale". Da quel momento le università avranno diciotto mesi per attuare la riforma in piena autonomia. Qualche ateneo potrà partire già dall'anno accademico 2000/2001, altri da quello successivo.

Cosa accadrà a Trento?

Il mio consiglio è di non avere fretta. Sono convinto che a Trento vogliano fare bene e per questo servirà il contributo dei docenti, degli studenti e del personale tecnico-amministrativo. L'unica condizione è che l'ateneo trentino - come peraltro tutti gli altri - abbia totalmente riscritto e poi deliberato il nuovo regolamento didattico.


Firmato il protocollo d'intesa tra l'Ateneo e il Murst

Alla presenza del sottosegretario all'Università Luciano Guerzoni, in rappresentanza del governo, è stato firmato mercoledì 1 marzo il protocollo d'intesa fra il Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (Murst) e l'Università di Trento. Presenti alla cerimonia, nell'affollatissima sala Falconetto di Palazzo Geremia, il presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai, i sindaci di Trento Alberto Pacher e di Rovereto Bruno Ballardini, il presidente dell'Opera Universitaria Fulvio Zuelli, il presidente della Fondazione Caritro Giovanni Pegoretti e il rettore Massimo Egidi.
Il protocollo prevede un finanziamento statale di 36 miliardi all'Ateneo trentino per progetti di edilizia universitaria, fondi che si aggiungono al notevole contributo della Provincia, della Fondazione Caritro e di altri enti. Il totale dei finanziamenti servirà non solo ad attuare il piano edilizio dell'Università, ma anche ad ampliare l'offerta formativa e a sviluppare la ricerca scientifica e tecnologica, con particolare attenzione al settore dell'informazione.