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  innovazione didattica  
"Non toccatemi il mio tutore!"
Parte il tutorato a Matematica
di Andrea Caranti

Fra le innovazioni didattiche legate alla riforma in atto nell'università c'è l'introduzione del tutorato. A partire da questo anno accademico, nel corso di laurea di Matematica si sta sperimentando il tutorato per le matricole. Riporto qui alcune riflessioni basate sull'esperienza del primo semestre.
Questa sperimentazione si svolge in condizioni molto favorevoli, dato che il piccolo numero di studenti interessati (una quarantina) permette di avere gruppi di due soli studenti per ogni tutore; ma ritengo che sia possibile far funzionare il tutorato anche con rapporti numerici studenti/tutori meno favorevoli. Quello che appare indispensabile è poter contare su un gruppo di persone capaci, motivate e coinvolte nel progetto complessivo, quali i dottorandi o dottori di ricerca in Matematica che stanno svolgendo il compito di tutori presso di noi.
Il tutorato non è che uno dei mezzi per realizzare gli obiettivi di un progetto di innovazione didattica. Nel nostro caso forse il punto più rilevante che abbiamo voluto affrontare, fra quelli che causano l'abnorme prolungamento delle carriere degli studenti, è la scissione fra corsi ed esami. Spesso gli studenti percepiscono gli esami come i punti focali della loro carriera universitaria, e trascurano l'offerta didattica vera e propria, a cominciare da lezioni ed esercitazioni. Troppi studenti non frequentano le lezioni o le seguono in modo passivo, limitandosi ad "assorbire" senza riflessione il materiale proposto, per poi cercare di rimediare con uno studio matto e disperato all'ultimo momento. Il risultato, il più delle volte, è quello di dimenticare con altrettanta rapidità tutto quello che hanno "imparato".
A volte l'abbandono delle lezioni è dovuto a fatti episodici e casuali: un momento di scoraggiamento, l'influenza, una giornata infrasettimanale sulla neve. Con il tutorato abbiamo voluto creare un canale di comunicazione previlegiato fra studenti e corso di laurea, un legame costante che potesse aiutare a prevenire, o comunque ad affrontare e curare in tempo, le cause degli scollamenti fra studenti e offerta didattica.
Questo progetto ha avuto un'accettazione entusiasta da parte di un gruppo di undici tutori, attirati dalla possibilità di rivivere l'esperienza di studente "dall'altra parte". Il rapporto di fiducia e collaborazione che si è creato fra gli studenti e i loro tutori, divisi da pochi anni di età, è stato in effetti subito molto forte: diversi tutori hanno manifestato la soddisfazione che traevano dal loro compito; e quando ho cercato di far cambiare tutore ad alcuni studenti, per questioni di orario, mi sono trovato di fronte a un netto rifiuto: "Non toccatemi il mio tutore!"
Qualcuno può avere l'impressione che la riforma sia qualcosa di calato dall'alto e che non corrisponda alle richieste e alle esigenze degli studenti. La mia impressione è esattamente contraria, in particolare per quanto riguarda il tutorato. Il primo incontro fra studenti e tutori si è svolto il secondo giorno di lezione, quindi ancora senza materiale curricolare di cui discutere, sul tema generale "Perché mi sono iscritto a Matematica, e cosa mi aspetto dall'università". Sono rimasto sorpreso dalla piacevole animazione che si è subito creata nell'aula destinata al tutorato: sembrava che gli studenti non aspettassero altro che si chiedesse loro di parlare delle loro motivazioni e delle loro aspettative. Un'altra sorpresa è venuta qualche giorno dopo, quando un genitore mi ha telefonato per "giustificare" l'assenza dal tutorato di suo figlio, che avrebbe cominciato a frequentare solo con venti giorni di ritardo (per nobilissime ragioni che non sto a citare). E ancora con sorpresa uno dei docenti del primo anno mi ha detto, dopo un mese dall'inizio delle lezioni: "Ho ancora la classe piena come il primo giorno!" Segno, questo, che il tutorato qualche effetto lo ha avuto.
Gli incontri fra studenti e tutori sono proseguiti con cadenza settimanale: i tutori hanno cercato di discutere con gli studenti dell'andamento dei corsi, esaminando insieme i concetti e gli esercizi che hanno presentato maggiori difficoltà. Le relazioni dei tutori sull'andamento degli incontri mi hanno aperto gli occhi su un incomparabile vantaggio offerto dal tutorato. Con l'esperienza, un docente acquisisce una certa sensibilità per quanto riguarda la classe che ha di fronte, ed è in grado di capire in tempo reale (entro certi limiti!) come stia andando la lezione, se la classe lo segue e quali punti procurino difficoltà. Bene, leggendo le relazioni dei tutori mi è sembrato di essere un navigatore a cui venga per la prima volta mostrato l'uso del radar. Altro che marinaio dalla vista acuta, di vedetta con una lanterna in cerca di iceberg! Attraverso i tutori si ha un quadro immediato e preciso di quali difficoltà specifiche gli studenti stiano incontrando nei vari corsi, e si ha la possibilità di riportare con tempestività queste informazioni ai docenti, ben prima che si rischi qualsiasi scollamento fra corso e classe.
Sulla base di questa esperienza parziale, mi sento di poter dire che il tutorato può funzionare e può contribuire in modo essenziale a conseguire alcuni obiettivi centrali della riforma. Quello che mi pare essenziale è poter contare su un gruppo di tutori preparati e capaci, che siano direttamente partecipi del progetto didattico complessivo. Occorre anche che il lavoro di questi tutori sia costantemente seguito e coordinato, per garantire un flusso di informazioni continuo e coerente fra gli studenti e i docenti, e in generale il corso di laurea. Se queste condizioni si realizzano il tutorato è, a mio avviso, uno strumento di straordinarie potenzialità.