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  pianificare il cambiamento  

Il rettore incontra i docenti
di Paolo Bari

Le linee di sviluppo dell'ateneo sono state discusse dall'intero corpo docente nel corso di una recente riunione specificamente convocata dal rettore. Grazie alla sollecitazione contenuta in un intervento ospitato da unitn, è stata così ripresa una consuetudine che in passato aveva visto più volte professori e ricercatori affrontare i nodi prioritari legati al futuro dell'università. La consistente partecipazione al dibattito e gli apprezzamenti nei confronti dell'iniziativa hanno costituito la migliore dimostrazione dell'interesse verso il tema. Massimo Egidi ha pertanto assicurato che altri incontri analoghi saranno organizzati su singoli problemi.
Lo scenario nazionale ed europeo entro il quale anche l'ateneo trentino si dovrà muovere è sempre più contraddistinto dall'autonomia e dalla conseguente competizione fra le diverse sedi accademiche. Diviene dunque indispensabile prestare maggiore attenzione alla didattica e alla ricerca in modo da attirare studenti e finanziamenti. Famiglie, mass media e giovani sono inoltre via via divenuti più sensibili alla qualità dei servizi erogati dalle università. Per il momento Trento sembra ben attrezzata ad affrontare la concorrenza di altre realtà. Nell'ultimo anno è stata infatti uno dei quattro atenei italiani che hanno incrementato le iscrizioni, un dato in positiva e incoraggiante controtendenza rispetto alla diminuzione registrata quasi ovunque.
Il rettore punta soprattutto al migliore controllo delle spese e alla diversificazione delle entrate. Oltre che dal Murst, più consistenti entrate dovranno infatti essere ottenute dalla Provincia (che ha peraltro già garantito un consistente sostegno economico), dal CNR e dall'Unione Europea. Sensibilmente aumentate (da 67 a 72,5 miliardi) le spese fisse per il personale docente, il consiglio di amministrazione ha deciso di incrementare il fondo di incentivazione e quello di riequilibrio (basandoli su criteri quantitativi e qualitativi). L'obiettivo è quello di innescare un circolo virtuoso capace di incentivare i progetti di qualità a scapito della distribuzione a pioggia delle risorse. Altri miliardi sono stati accantonati per l'assunzione di nuovi docenti e ricercatori che arriveranno a Trento grazie ai concorsi in via di espletamento. Il miglioramento dell'organizzazione amministrativa dovrebbe inoltre consentire il costante monitoraggio delle entrate e delle uscite del bilancio.
Notevole attenzione verrà prestata agli studenti. In accordo con quanto previsto dall'intesa di Parigi fra i ministri dell'università di Francia, Germania e Italia, il sistema dei crediti formativi e la struttura 3+2 (tre anni per la laurea e altri due per la specializzazione) porterà ad una progressiva armonizzazione europea dei curricula formativi. Sul piano locale priorità assoluta avranno i progetti volti all'internazionalizzazione dell'ateneo (doppie lauree e aumento della mobilità), alla residenzialità (assieme all'Opera), alla didattica a distanza (per consentire l'accesso remoto a tutti i servizi dell'università) e all'apprendimento (sempre più centrato sul problem solving). Importante sarà infine l'istituzione della facoltà di scienze della formazione nonché dei corsi di laurea in scienze informatiche e in ingegneria delle telecomunicazioni.
Fra i numerosi interventi al dibattito, vanno segnalati quelli di Ernesto Savona (la competizione non deve essere solo esterna, ma anche interna), Antonio Zecca (le risorse per la ricerca devono essere assegnate sulla base di un maggiore automatismo), Enzo Rutigliano (è importante creare la figura del tutor a favore degli studenti), Carlo Borzaga (la formazione dei giovani va migliorata con una maggiore partecipazione a stage aziendali), Riccardo Scartezzini (non basta attirare più studenti, si devono attirare soprattutto "buoni" studenti), Paolo Tosi (la flessibilità può garantire carriera e soddisfazione per il corpo accademico) e Vittorio Mortara (forti dubbi su chi e come si assicura il riequilibrio delle risorse).