Mettere
in discussione il docente
L'intervento di Daniela Anesi,
rappresentante degli studenti
Obbiettivo
della riforma, in discussione in questi mesi, è il miglioramento qualitativo
dell'istruzione universitaria e delle condizioni complessive di funzionamento
dell'Università, tutte necessarie in quanto emerge sempre più evidente
la sfasatura tra la formazione universitaria e il mercato del lavoro. La riforma,
ha il nome di AUTONOMIA DIDATTICA intesa come trasferimento di poteri e di responsabilità
dal centro ai luoghi in cui la funzione didattica viene espletata con lo scopo
di una qualificazione degli studi universitari. A nostro avviso alla base dei
rapporti tra studenti e Ateneo dovrebbe essere posto, innanzitutto, un principio
ben preciso che è quello della contrattualità. Nel momento in cui
lo studente si iscrive ad un corso di studi definisce con l'Università
una serie di condizioni che stabiliscono degli obblighi da entrambe le parti.
Viene così potenziata la componente privatistica del rapporto tra studente
ed istituzione ponendo l'accento sulla qualità del servizio che viene "acquistato".
Un sistema, organizzato in tal modo, richiede una regolazione della didattica
attraverso la valutazione. Questo contribuisce ad avviare un aumento della trasparenza
nell'offerta formativa ma stabilisce in modo chiaro anche le responsabilità
degli utenti. Non ci può essere, infatti, autonomia senza responsabilità
né responsabilità senza valutazione. Quest'ultima può essere,
oltretutto, il mezzo più idoneo per consentire quella trasparenza e quella
diffusione delle informazioni, essenziali per permettere agli studenti una scelta
ragionata dei servizi. È quindi improrogabile, per il sistema, rafforzare
la struttura che osserva, che valuta, che incentiva e che disincentiva. Imprescindibile
inoltre istituzionalizzare i questionari di valutazione dei docenti compilati
dagli studenti, che attualmente rimangono fini a se stessi senza poter cambiare
nulla o proporre. Nemmeno nei Comitati paritetici per la didattica si può
discutere costruttivamente su quanto emerso dai risultati. Ha poco senso parlare
del rapporto studente-ateneo quando l'elemento caratterizzante l'offerta formativa,
il docente, non è soggetto a nessuna discussione circa il suo operato come
avviene invece in tutte le altre professioni. Venendo al nostro Ateneo, noi rappresentanti
vorremmo focalizzare l'attenzione sull'aspetto cruciale della qualità della
didattica, intesa come attività didattica tout-court: programmi, contenuti
dei corsi, capacità d'insegnamento del docente, orari di ricevimento, disponibilità
nel seguire gli studenti nella preparazione della tesi. Vorremo chiedere, a questo
proposito, ad una parte dei docenti di fare un "piccolo esame di coscienza":
gli impegni assunti, salvo reali impedimenti, vanno portati a termine.
Sig. Ministro, la legge 448/98 il collegato alla finanziaria del 1999 che prevede
la costituzione di "un fondo di incentivazione ai docenti universitari per
l'impegno didattico", può essere uno strumento di valido aiuto se
realmente legato ad un aumento della produttività del corpo docente e dirigente
e non soltanto un aumento salariale distribuito a pioggia su tutti. Saremmo felici
se i metodi di valutazione che verranno predisposti utilizzassero metodologie
il più oggettive possibili. Qualità della didattica, inoltre, significa
avere e poter usufruire di strutture idonee.
Un esempio di quanto, nel nostro Ateneo, ciò non sia vero è visibile
a tutti nella Facoltà di Lettere e Filosofia, insufficiente per struttura,
corpo docente ed organizzazione fin dalla sua nascita. Un intervento è
stato richiesto più volte anche dagli studenti; purtroppo, i molti progetti
al riguardo rimangono fermi in qualche cassetto da molto tempo. Siamo convinti
che la volontà risolutiva espressa in tal senso dal Magnifico Rettore,
se non troverà ostacoli imprevisti, porterà finalmente la Facoltà
al livello qualitativo che le compete.
Un importante strumento a disposizione è il Regolamento didattico attraverso
il quale si deve costituire la riorganizzazione dell'Ateneo. La sua assenza, nonostante
gli sforzi compiuti per terminarlo, ha purtroppo caratterizzato in modo negativo
l'andamento istituzionale e didattico delle Facoltà. Crediamo che l'impegno
da parte di tutti i soggetti interessati alla stesura del piano
vada aumentato per arrivare in tempi brevi ad usufruire, docenti, studenti e personale,
di regole, indispensabili per iniziare un vero cambiamento. L'Università
può decidere degli insegnamenti in relazione alle esigenze di crescita
complessiva del territorio. La formazione dei laureati potrebbe essere più
orientata al lavoro, più attenta ai cambiamenti e alla domanda espressa
dal mercato. Ecco perché la flessibilità curriculare potrebbe facilitare
l'adeguamento dell'offerta formativa ai cambiamenti del mondo del lavoro e delle
condizioni di vita che si fanno sempre più rapidi.
Un doveroso accenno, infine, al ruolo dell'Ateneo nella rinnovata dimensione europea;
non ci pare di osare troppo se ci permettiamo di ricordare che fino a quando la
lingua straniera non sarà considerata materia fondamentale, all'interno
delle singole Facoltà, la mobilità dello studente in Europa non
sarà certamente incentivata e facilitata.
Crediamo di poter affermare che i rappresentanti degli studenti intendono partecipare
in modo costruttivo alla vita delle Facoltà, con una presenza più
forte e decisiva negli organi di governo e di gestione dell'Università
per trovare insieme un percorso che porti ad una partecipazione più democratica
e determinante.
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