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  l'intervista  

Disegnare l'ateneo del Duemila
Intervista di Paolo Bari a Massimo Egidi

Riequilibrare le risorse e differenziare le entrate per migliorare la qualità della didattica e della ricerca. Con queste finalità il consiglio di amministrazione ha approvato il bilancio dell'università per il 1999, uno strumento (non solo contabile) che contiene precise indicazioni politiche destinate a disegnare l'ateneo del Duemila. Il documento, accompagnato da un'articolata relazione programmatica, è stato infatti scritto con modalità del tutto innovative (ad ogni voce di spesa corrisponde uno specifico obiettivo strategico). Il rettore Massimo Egidi ne spiega i tratti distintivi.

Il bilancio ammonta a 140 miliardi: tanti o pochi?

La cifra è ragionevole per rimanere nella situazione esistente, cioè ad un livello soddisfacente di servizi se comparato con il quadro nazionale ed europeo; è invece insufficiente per impostare una strategia capace di far crescere l'università come si vorrebbe. In buona sostanza, possiamo dire che ci mancherebbero venti miliardi. È dunque arrivato il momento delle scelte di qualità per valorizzare le competenze e per premiare le capacità progettuali.

Le carenze di organico sono tuttavia evidenti; come porvi rimedio?

Mancano docenti perché lo scorso anno abbiamo deciso di non assicurare il turn-over dei professori e dei ricercatori trasferiti o collocati in pensione, a differenza di quanto accaduto in molte altri sedi che però si trovano oggi in situazioni imbarazzanti. In questo modo si sono risparmiate risorse utilizzabili adesso per coprire cattedre di ruolo e posti temporanei. Siamo dunque nelle condizioni per puntare a due fondamentali obiettivi, l'internazionalizzazione dell'ateneo e l'innovazione della didattica. Si tratta da un lato di inserirsi nella rete europea della ricerca e dall'altro di porre gli studenti al centro delle attività didattiche dell'università. Il potenziamento del Cial è, per esempio, un chiaro segnale della direzione intrapresa.

Un altro problema è quello della disparità di risorse a disposizione di ciascuna facoltà; cosa si sta facendo?

Per assicurare a tutti gli studenti una solida preparazione è innanzi tutto doveroso colmare le lacune oggi esistenti. Abbiamo poi impostato un serio riequilibrio fra le diverse facoltà. Una parte delle risorse (pari a circa il 70% del totale) sarà assegnata in modo automatico, un'altra porzione sarà invece legata alla progettualità e una terza riallocata infine sulla base del carico didattico e della produttività. Quest'ultima non sarà tuttavia valutata attraverso un improponibile raffronto fra le facoltà dell'ateneo trentino, ma in relazione all'intera realtà italiana.

Come verrà sostenuta e incentivata la ricerca?

Si è deciso di incrementare le risorse di provenienza esterna (che quest'anno ammonteranno a tre miliardi) e di differenziare le fonti di finanziamento (enti pubblici, Fondazione, aziende private, Comunità europea) senza perdere la nostra autonomia. Sempre più di frequente le assunzioni di docenti e di ricercatori avverranno in forma temporanea e saranno legate a specifici progetti. Stiamo predisponendo i regolamenti relativi a questi aspetti.

Non vi è il rischio che tale precarietà provochi un'insufficiente adesione alle linee-guida dell'università?

Vi sarà sempre un nucleo stabile di docenti al quale affiancare il personale assunto a tempo determinato con un'attenta e moderna valutazione dei risultati conseguiti. Credo che questa strategia costituisca un vantaggio perché consentirà di aumentare proficuamente la circolazione delle idee e delle intelligenze. E poi, per essere realisti, mi sembra che attualmente nemmeno un docente di ruolo garantisca di fatto una stabile permanenza a Trento.

Sono scelte condivise dall'ateneo?

Il Senato Accademico è consapevole della portata di queste innovazioni e condivide le scelte operate. Più in generale mi rendo conto che il cambiamento di mentalità, per la complessità di interrelazioni che comporta, non è un percorso semplice e lineare. Credo però che sia imprescindibile un maggiore impegno adesso per beneficiare di indiscutibili vantaggi in futuro.