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Laurearsi più in fretta
A Trento il sottosegretario al Murst Luciano Guerzoni
di Elisabetta Nones

"Senza innovazione, la nostra società non riesce a venire a capo della disoccupazione". Questo è stato il nodo cruciale dell'intervento di Luciano Guerzoni, sottosegretario al Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, in occasione di un incontro pubblico che si è svolto a Trento il 9 novembre scorso. Prima di lui è intervenuto Salvatore Iannotta, Direttore del CeFSA - uno dei centri di ricerca dell'Istituto Trentino di Cultura -, che ha anticipato alcuni dei punti toccati in seguito da Luciano Guerzoni. Iannotta ha focalizzato l'attenzione sulla rilevanza delle conoscenze scientifiche e sull'impatto che le innovazioni tecnologiche producono sulla realtà contemporanea. "È grazie alla capacità di produrre ricerca e innovazione e all'interrelazione tra le istituzioni deputate alla ricerca e il mondo produttivo che si può garantire benessere e ricchezza". Fondamentale si rivela quella che Iannotta ha chiamato la "regia", cioè la programmazione, e l'apertura del sistema produttivo al mondo della ricerca e dell'innovazione. D'altra parte, la prospettiva deve essere quella di non fare ricerca solo in base all'offerta (rappresentata in primis dall'Università di Trento e dall'Istituto Trentino di Cultura, per quanto riguarda l'ambito locale), ma di stimolare la domanda del mondo economico-produttivo con proposte valide. La parola è quindi passata a Luciano Guerzoni che ha evidenziato la gravità del paradosso, che si vive in Italia, per cui il nostro paese ha il triste primato del minor numero di laureati in Europa e allo stesso tempo il più alto numero di laureati disoccupati. Il sottosegretario ha tenuto comunque a sottolineare che, oltre alle misure previste dal nuovo governo negli ambiti dell'occupazione, della scuola e della formazione, grande enfasi viene posta dai progetti di riforma sull'innovazione, senza la quale non si può reggere la competizione internazionale.

Luciano Guerzoni
Un forte accento è stato quindi posto da Guerzoni sull'importanza che l'autonomia didattica e finanziaria degli atenei riveste in questo particolare momento di riforme istituzionali. Gli atenei avranno, tra l'altro, la possibilità di gestire in modo ancora più autonomo i dottorati di ricerca e i concorsi per i docenti. La direzione che stanno prendendo le riforme è inoltre quella di favorire il riconoscimento nel mondo del lavoro e delle professioni dei diplomi universitari, così che anche per chi ha scelto la via della laurea breve valgano le stesse opportunità occupazionali di chi ha conseguito la laurea "classica". Guerzoni ha poi ripreso uno dei punti anticipati da Iannotta, sottolineando come il sistema produttivo nazionale non sia in grado - per la sua stessa natura costituita da piccole e talvolta piccolissime imprese - di esprimere una domanda spontanea di ricerca. Bisogna quindi attivare delle procedure che mettano in raccordo i due mondi, quello della ricerca e quello della produzione economica. I corsi universitari dovrebbero essere maggiormente finalizzati alle professioni, colmando così il divario che tuttora esiste tra gli insegnamenti impartiti e la realtà che i laureati si trovano poi ad affrontare nel mondo del lavoro. In questa direzione si situano le iniziative promosse dagli atenei italiani per integrare i contenuti dei curricula degli studenti universitari con attività di tirocinio e consentire quindi a studenti e neolaureati di svolgere attività lavorativa, di tipo routinario o di ricerca e sviluppo, presso le imprese. Periodi di stage e iniziative che favoriscano l'aggiornamento permanente (formazione a distanza e per tutto l'arco della vita) vanno incentivate, in modo da strutturare i corsi di studio in una dimensione europea.
Dietro esplicita richiesta da parte del pubblico che assisteva all'incontro, Luciano Guerzoni ha risposto quindi ad alcuni quesiti, e si è soffermato in particolare sulla necessità di rivedere i curricula universitari per permettere il conseguimento della laurea nei tempi previsti dai vari indirizzi, in modo che i laureati italiani possano inserirsi nel mondo del lavoro nazionale e internazionale senza ritardi rispetto ai loro colleghi europei. Non dimentichiamo infatti che l'età media di un laureato in Italia è di 27 anni e mezzo! In conclusione, Luciano Guerzoni ha ammesso che, certo, l'investimento in ricerca non dà un riscontro economico immediato, ma vale sicuramente la pena intraprenderlo, perché in futuro il gap tra chi ha seguito un percorso di formazione e chi no sarà sempre maggiore, e da questo dipenderanno molte disuguaglianze e problematiche sociali.