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  note culturali  

Gli auguri in musica dell'Orchestra Haydn

Un prestigioso concerto, organizzato dall'Opera Universitaria, per festeggiare l'inizio del nuovo anno accademico dell'Università di Trento.

Il commento del Maestro Stefano Fogliardi

Affidare la celebrazione di una ricorrenza importante ad un evento di produzione musicale, nei secoli passati era la norma. A tale scopo veniva composta la cosiddetta musica d'occasione, scritta su apposita commissione e per eseguirla si assoldavano musicisti e cantanti. Era la musica l'ingrediente indispensabile per celebrare con adeguata solennità il motivo della festa. Ai nostri giorni la musica non è meno importante e anzi diventa codice di demarcazione del gruppo di appartenenza, ovvero, a seconda del sound, ci fa capire in che tipo di festa ci stiamo trovando. Anche l'Università di Trento non ha voluto dimenticare gli antichi esempi e, lo scorso 9 novembre per la festa di inaugurazione dell'anno accademico ha ospitato l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento presso l'Auditorium S. Chiara. È significativo registrare che quel tipo di sound questa volta non ha coinvolto solo il solito pubblico, ma ha premiato l'iniziativa con l'evidente tutto esaurito degli studenti. Per quanto la scelta rappresenti semplicemente il frutto del consolidato rapporto dell'Università con le istituzioni culturali, soprattutto di promozione del teatro e della musica, può essere intrigante pensare che il programma non sia stato casuale bensì pensato effettivamente come momento d'auspicio e di augurio.


La locandina era infatti dedicata ad una monografia beethoveniana, comprendente le Ouverture Coriolano ed Egmont e la Settima Sinfonia. La figura di Beethoven costituisce per se stessa l'incarnazione della forza positiva che attraverso la lotta può finalmente affermarsi e realizzarsi e, nel catalogo dell'autore di Bonn, i tre numeri in programma possono sicuramente essere riconosciuti in una generale tematica eroica. Per Beethoven si trattava di credere negli ideali di uguaglianza, libertà e fratellanza che nel 1789, a diciannove anni avevano animato e nutrito il suo animo rivoluzionario. E quegli stessi ideali ancora intatti e puri, dopo quasi vent'anni nonostante gli avvenimenti personali e politici avessero sicuramente disatteso le aspettative, ispiravano il fuoco della sua arte che realizzava in fasi successive le tre opere citate. Certamente non è fuoco di quest'arte l'utilizzo di quelle musiche nella pubblicità che abbassa il loro livello simbolico alla commercializzazione di un amaro dal gusto forte, e la bacchetta del direttore tedesco Reinhard Seifried ha saputo invece restituire alle pagine beethoveniane l'adeguata coerenza espressiva. A giudicare dal calore degli applausi il fuoco era vivo anche negli ascoltatori, ai quali auguriamo di affrontare il nuovo anno con un pensiero al mito dell'eroe beethoveniano: spirito combattivo, tenacia, grande forza interiore e fiducia nella costruzione dell'avvenire.