Discorso del preside della Facoltà di Sociologia
prof. Antonio Cobalti
in occasione della cerimonia della firma dell'accordo di cooperazione tra le Università di Dresda e di Trento per l'istituzione della doppia laurea in Sociologia

Trento, 10. 11. 1998 ore 16.00

Magnificenza Rettore Melhorn
Magnificenza Rettore Egidi
Colleghi e studenti
Signore e Signori

Credo che la data odierna segni un giorno importante nella vita dell'Università di Trento e della Technische Universität Dresden.

Allorché l'11 ottobre 1995 veniva stipulato un accordo tra le due Università di Dresda e di Trento, successivamente ratificato dal Ministero per le Scienze e la Cultura del Land Sassonia, si apriva la strada ad una collaborazione tra singoli istituti delle due università.

Così come era già avvenuto l'anno scorso con l'istituzione della "doppia laurea" in economia, avviene ora che tra la Facoltà di Sociologia e la Philosophische Fakultät (rappresentata per il comune percorso dall'Institut für Soziologie) si dà vita ad un accordo che porterà alla doppia laurea in Sociologia (Doppeldiplom Soziologe/Soziologin), mentre altri accordi, sempre collocabili nel quadro generale definito tre anni fa, potranno essere presto realizzati.

Credo che questo sia un momento di legittima soddisfazione per tutti coloro che credono che per l'università italiana in generale, ma forse per quella di Trento in particolare, sia di essenziale importanza favorire il rafforzamento delle relazioni internazionali non solo per il vantaggio diretto che i nostri studenti possono ricavarne, in termini di fruttuose esperienze di studio e di pratica lavorativa all'estero, ma anche per l'interesse indiretto che loro deriva dall'avere docenti in contatto, a loro volta, con importanti università straniere.

Questo è particolarmente vero con la Facoltà di Sociologia: se, infatti, già esistono attività di ricerca in campi specifici (penso alle indagini di mobilità e agli studi sul corso di vita, strettamente coordinati con un gruppo di ricerca dell'Università di Bielefeld), è anche vero che proprio in questo campo va corretto lo sbilancio che favorisce troppo i rapporti col mondo di lingua inglese e statunitense.

Ciò che stiamo per fare va proprio in questa direzione ed è coerente con altri progetti di cambiamento della Facoltà. Mi riferisco in particolare alle caratteristiche del nuovo indirizzo cui daremo vita nel secondo biennio della Facoltà: indirizzo che vogliamo focalizzato sull'Europa e sui processi di integrazione che in essa hanno luogo.

Naturalmente, anche con l'appoggio di enti locali, scambi tra studenti italiani e tedeschi sono già avvenuti e sono attualmente in corso coi progetti Erasmus prima e Socrates poi. Ma quello che presentiamo oggi segna un vero e proprio "salto di qualità" nell'interazione tra le istituzioni universitarie tedesche ed italiane.

Non si tratta, infatti, di fornire agli studenti soltanto, sia pure molto importanti, possibilità di studio in singole materie e di approfondimento della conoscenza delle rispettive lingue.
Qui l'interazione è assai più profonda: come è noto, l'idea di fondo è di mettere a disposizione degli studenti dei rispettivi paesi "pacchetti" integrati di insegnamenti, al punto che si possa realisticamente pensare che la gran parte della formazione del secondo biennio delle facoltà viene fatta all'estero e, addirittura, che l'esperienza di tesi avvenga in quella sede, come naturale sviluppo e coronamento di una carriera universitaria prevalentemente vissuta nel nuovo ambiente.

In tale modo la stessa acquisizione della capacità di esprimersi in un'altra lingua - che è ovviamente importante di per sé - acquista un diverso significato, venendo a rappresentare non solo l'arricchimento delle capacità espressive, ma la padronanza di una materia e di un campo di studi e, in definitiva, di una "competenza sociale", come diciamo noi sociologi, a "muoversi" egualmente bene in ambito tedesco o italiano in un determinato settore della società.

Naturalmente, il desiderio di dare al maggior numero di studenti opportunità di tale genere si scontra con la limitazione delle risorse, mentre si incontrano subito tutti quei problemi che si presentano allorché si tratta di far partire una nuova iniziativa, mai fino ad allora tentata.

E allora, si comincia con un numero limitato di studenti, mentre precondizioni e vincoli vengono posti alla partecipazione. L'auspicio, naturalmente, è che si possa ottenere al più presto il massimo della coincidenza tra aspirazioni e realizzazioni.

Né lo scambio, come si è detto, riguarda solo studenti: per essere proficuo esso deve riguardare anche i docenti. L'idea di fondo è che si dovrebbe arrivare al massimo della possibile utilizzazione dei rispettivi docenti, che è consentita dalla comunanza di base che esiste tra le nostre due istituzioni.

Anche in questo caso, l'avvio avviene in tono minore, utilizzando per ora strumenti Socrates, anche se con risultati significativi.

Da una parte, avremo già da quest'anno tra noi il collega Karl-Siegbert Rehberg, esperto di sociologia della cultura, che opererà nell'indirizzo di comunicazioni e mass-media. Si tratterà, per parte nostra, di trovare i modi per rendere massimamente proficua la sua presenza qui nel secondo semestre di quest'anno accademico. Di questo discuteremo coi docenti più direttamente interessati e col Consiglio di Indirizzo.

Dall'altra, un nostro docente, il prof. Antonio Scaglia, si recherà a Dresda ad insegnare Sociologia urbano rurale, materia di cui è titolare presso la Facoltà di Sociologia di Trento.

E voglio approfittare dell'occasione per ricordare che il prof. Scaglia è stato uno dei promotori di questa iniziativa, uno di quelli che hanno maggiormente creduto in essa: desidero qui, in quanto tale, sentitamente ringraziarlo per questa sua attività che trova oggi una prima, significativa, realizzazione.

E anche qui, in prospettiva, l'interazione da parte nostra è destinata ad ampliarsi: ad esempio, so dell'interesse di più di un collega del gruppo degli storici per questa iniziativa.

Ma vorrei sottolineare che non si tratta solo di questione di quantità, cioè di incrementare il numero di studenti e di docenti coinvolti nello scambio.
La nostra Facoltà, come è noto, è interessata ad un progetto di cambiamento, di cui accennavo prima, che riguarda in particolare il secondo biennio: quello in cui sono chiamati a partecipare gli studenti provenienti da Dresda. Per questo motivo, si tratterà di trovare modi di adattamento di docenti ad una realtà che è in parte diversa, per impostazione, da quella dell'istituzione da cui provengono, e che, per di più, è in trasformazione.

Ma questo non è solo un problema organizzativo con cui dobbiamo confrontarci: vorrei dire che è anche, e forse piuttosto un'opportunità. Infatti, da una maggiore presenza di docenti e di studenti provenienti dall'Institut für Soziologie della Technische Universität di Dresda - una volta che la nostra riforma degli indirizzi sia stata portata a termine - potrebbe venire uno stimolo in più a strutturare il secondo biennio nel senso di dar vita anche ad un indirizzo in cui si possano perseguire interessi teoretici e sui fondamenti delle discipline che compongono la Facoltà, più sistematicamente di quanto non si possa fare con gli indirizzi cui daremo vita in un prossimo futuro.

Vorrei aggiungere, infine, che in tempi ancora più brevi alcuni dei nostri docenti potrebbero partecipare ad un progetto di studio delle istituzioni, che è stato formulato a Dresda, aprendo così la strada ad una fruttuosa interazione anche in questo campo tra le due università.

Magnificenze, colleghi, studenti, signore e signori,

lasciatemi concludere con un auspicio, con qualcosa, cioè, che per sua natura va un po' al di là delle limitazioni poste ai nostri progetti dall'esistente. Parto dalla constatazione che le nostre due istituzioni sono diverse, anche se, ovviamente, c'è una comunanza di base, che rappresenta - per così dire - il prerequisito della nostra interazione e senza la quale la collaborazione non potrebbe nemmeno partire.

Voglio allora augurarmi che questa nostra iniziativa, crescendo qualitativamente e qualitativamente lungo le linee indicate sopra, lungi dall'abolire le diversità e specificità delle due istituzioni che operano nel campo della sociologia possa portare ad una comunanza tra esse ancora maggiore.

Comunanza che va intesa in un senso che escluda l'omologazione, ma che significhi vicinanza, libero scambio, coordinamento. In una parola: integrazione.

Il che, a ben guardare, è lo stesso senso in cui deve muovere l'intero processo di avvicinamento tra gli stati dell'Europa, di cui l'integrazione culturale è parte tanto importante.

Grazie.