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  innovazione didattica 
Nuovo o diverso
modo di studiare?
di Piergiorgio Rosetti, studente di Sociologia e rappresentante in CdF

Eh già, perché in realtà l'adozione dei crediti e del tutorato è prevista dalla legge n.341 del 1990. Come è a tutti evidente, non è ancora stata realizzata; ben venga la commissione Martinotti a stimolare ciò che ogni ateneo può realizzare già da otto anni, così da rendere più probabile un'attuazione "dall'alto" per opera del Parlamento (!) invece che dal "basso".
Ben vengano i crediti didattici perché a nostro parere:
- lo studente potrà scegliere quali moduli (1/3 di corso) frequentare, costruendosi un proprio percorso nei limiti dell'offerta della facoltà; limiti che potranno essere più ampi degli attuali grazie all'utilizzo dei docenti "extra facoltà" per particolari moduli (1/3 di corso attuale) o seminari;
- si considera il "peso" o carico di lavoro sostenuto dallo studente, andando oltre la sola (e a volte arbitraria) valutazione del docente; il carico del lavoro può comprendere anche attività presso istituzioni extra universitarie;
- riduce il legame docente/cattedra stimolando quello docente/competenze.

Una questione culturale

Probabilmente l'ostacolo più consistente all'attuazione dei crediti è legato all'influenza che questi porterebbero sulla concezione del corso d'insegnamento. Il titolare della cattedra dovrebbe accettare la sostituzione di una sua parte di corso con un altro, oppure con un seminario o con un particolare lavoro svolto dallo studente dentro o fuori dalla facoltà. Ovviamente per consentire l'intercambiabilità di parti di corsi occorre prima una valutazione dei contenuti e del carico di lavoro da essi richiesti. Difficile immaginare il prof. Cosimo Trombetta che accetta immediatamente la sostituzione di un suo terzo di corso con quello del collega prof. Antonio La Trippa; agli occhi del docente (anche se non di tutti) i contenuti che trattano sono indispensabili per la laurea, con programmi già ridotti all'osso e quindi impossibili da variare, coordinare e pesare tantomeno da confrontare con quelli diversi. Così bisogna sperare in una riforma che stimoli una diversa concezione dell'insegnamento e quindi il diverso modo di studiare ad esso connesso. Diverse regole che incentivino diversi comportamenti. Lo stesso tutorato per funzionare ha bisogno di una maggiore responsabilità del docente verso lo studente. Questa disponibilità non deve essere lasciata alla buona volontà di quei docenti che già oggi sono più sensibili, ma deve essere incentivata da una normativa adeguata. La normativa può essere locale (d'ateneo) o nazionale. Nel primo caso fin da adesso è possibile attuare ciò che consente la 341, nel secondo non ci resta che aspettare cosa riuscirà a far passare dal Parlamento il ministro Berlinguer.

 

Il Prof. Enzo Rutigliano con alcuni studenti
Lo studente lavoratore
In merito all'argomento del diverso "contratto" che potrà essere redatto a seconda della possibilità dello studente di studiare a tempo pieno oppure parziale, è positiva la consapevolezza che il documento Martinotti manifesta riguardo agli studenti lavoratori. Qualsiasi iscritto alla facoltà è un utente di un servizio offertogli dall'ente con il quale stipula un accordo comprensivo di rispettivi diritti e doveri. Lo studente lavoratore (o meglio il lavoratore studente) ha diritto ad un servizio identico nei contenuti a quello degli altri utenti, con la differenza che ha il dovere di concludere gli studi in tempi diversi. Questa attenzione verso i lavoratori studenti è doverosa per un ente che s'impegna a fornire un servizio.
Trento potrebbe già da ora fornire un servizio per andare incontro ai problemi dei suoi utenti. Si potrebbe istituire un "ufficio" in ogni facoltà, con la competenza di fornire informazioni inerenti a programmi, tempi, prove di ogni corso. In particolare con il compito di fornire ai lavoratori il materiale inerente ai corsi (dispense, facsimile delle prove d'esame, cambiamenti di date o modalità d'esame). Il materiale potrebbe essere spedito per posta o tramite e-mail a spese dell'Università (lo studente pagherebbe solo le spese per le eventuali dispense). Il personale dell'ufficio sarebbe composto da studenti con contratto "150 ore". Ogni ufficio avrà fax, e-mail e telefono.
Questa "politica" dell'ateneo potrebbe essere attuata dai prossimi anni, nell'attesa della riforma.

Autonomia perché...

Vorremmo concludere ricordando lo scopo della riforma universitaria (lo stesso a nostro parere che deve avere ogni politica di ateneo) come lo definisce la stessa commissione Martinotti: "...l'autonomia non può essere un fine in sé, ma solo uno strumento per ottenere un deciso miglioramento qualitativo dell'insegnamento e delle condizioni di funzionamento dell'università italiana".