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  l'intervista  
Intervista di Paolo Bari

La qualità competitiva
Le valutazioni di Enrico Zaninotto sul rapporto della Commissione
della Conferenza dei Rettori Europei

Bene, bravi, ma proseguite nella direzione della qualità perché altrimenti rischiate di perdere l'attuale vantaggio. È, in estrema sintesi, il giudizio sull'ateneo trentino contenuto nel rapporto di valutazione stilato dai quattro esperti della Conferenza dei Rettori Europei (CRE). Seconda in Italia solo a Venezia e insieme a Catania, l'Università di Trento si è sottoposta a una procedura che è invece piuttosto consueta nel mondo accademico internazionale. La Commissione era composta da Josep Valles (rettore dell'Università autonoma di Barcellona), Klaus Wolff (ex-rettore delle Università di Bayreuth e di Erfurt), Pieter de Meijer (ex-rettore dell'Università di Amsterdam) e John Davies (vice-direttore dell'Anglia Polytechnic University). Sulle conclusioni e sul significato dell'iniziativa abbiamo intervistato il professor Enrico Zaninotto, preside della Facoltà di Economia e responsabile del gruppo che ha redatto il rapporto di autovalutazione.

Come si è svolto il processo di valutazione?
La Commissione della CRE ha inizialmente chiesto a un gruppo interno dell'Università di predisporre un rapporto di autovalutazione. I quattro esperti hanno successivamente effettuato due visite nel febbraio e nel giugno del 97 per incontrare docenti, studenti, personale amministrativo, esponenti del mondo politico, economico e culturale nonché per conoscere le strutture di cui l'ateneo trentino dispone. Al termine dei lavori è stato presentato un primo rapporto orale seguito da un secondo rapporto scritto appena diffuso dal rettore.

Qual è il significato dell'iniziativa?
Il programma della CRE non è finalizzato alla valutazione della qualità degli atenei visitati, bensì ad offrire un appoggio esterno per definire le migliori procedure di autovalutazione. Gli esperti europei non sono venuti a Trento per dare il voto all'università, ma per aiutarci a capire meglio i nostri pregi e i nostri difetti. L'aspetto più interessante dell'iniziativa consiste proprio nel fatto che abbiamo imparato assieme ad autovalutarci. Mi sembra che tutto lo staff dirigente abbia colto l'importanza di avere un sistema di controllo della qualità.

Quale giudizio complessivo è emerso?
L'impressione generale è che l'ateneo trentino sia in una buona posizione - in quanto a dimensione e qualità delle risorse umane - rispetto alla media italiana. Stiamo tuttavia attraversando una fase di profondi mutamenti sia a livello nazionale che europeo. Per non perdere l'attuale vantaggio competitivo, dobbiamo però essere in grado di confrontarci con il ritmo di cambiamento e accelerare il processo di trasformazione.

È possibile evitare questi rischi?
La stessa Commissione CRE ha rilevato la presenza di una forte consapevolezza in merito alla necessità di attuare quei cambiamenti capaci di adeguare l'Università di Trento al nuovo contesto di autonomia e di competizione internazionale fra atenei. I quattro esperti sono inoltre stati colpiti dalla dinamica innovativa avviata dal rettore. Questa è la fase adatta per definire con accuratezza le priorità e le azioni chiave per evitare i pericoli sempre connaturati a un processo di trasformazione. Vi sono sicuramente un certo affanno e qualche momento di tensione provocato dall'esigenza di fare le scelte strategicamente prioritarie. A Trento abbiamo tuttavia il vantaggio di conoscere meglio di altri gli strumenti dell'autonomia, perché questa è da anni una nostra peculiarità a cui gli altri atenei sono arrivati più tardi.

Quali suggerimenti vi ha dato la Commissione della CRE?
I valutatori consigliano di superare l'attuale divisione fra ricerca e didattica, cioè fra dipartimenti e facoltà, fra commissione scientifica e senato accademico (tipica peraltro del sistema universitario italiano). Pur giudicando indispensabile una robusta cornice di servizi centrali, ritengono inoltre necessaria una forte spinta al decentramento di responsabilità. Andrebbero fra l'altro create alcune specifiche strutture di supporto alle attività riguardanti il trasferimento tecnologico e i rapporti internazionali. I rettori europei invitano infine a introdurre una mentalità manageriale e un'attenzione al controllo della qualità accompagnate però da politiche mirate a mantenere un buon clima interno e stretti rapporti con l'esterno. Al posto della vecchia consuetudine burocratica, dobbiamo pertanto sviluppare comportamenti orientati al soddisfacimento delle priorità considerate strategiche.