TAVOLA ROTONDA: Poeti traducono poeti

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Si può tradurre la poesia?

Secondo un comune pregiudizio, no. Eppure, da sempre i poeti traducono altri poeti. Tradurre: un modo per introdurre nuove idee e nuove visioni del mondo, un modo per confrontarsi con se stessi e con l’altro o, semplicemente, un vero e proprio altro modo di affrontare la scrittura, il pensiero, la poesia.

Il convegno, organizzato da SEMPER sotto la direzione del prof. Pietro Taravacci, tenutosi quest’autunno presso la sede di Lettere e Filosofia, ha affrontato in due giornate di full immersion la questione della traducibilità della poesia da un punto di vista sia teorico che pratico, guidando i partecipanti nel laboratorio e nella “biblioteca” del poeta-traduttore. Grazie alla presenza di studiosi e di poeti che si sono cimentati con l’arte della traduzione, come Siri Nergaard (Università di Firenze), Antonio Prete (Università di Siena), Valerio Nardoni (Università di Modena), José María Micó (Universitat «Pompeu Fabra»), Franco Buffoni (Università di Cassino), Lisa Marchi (Università di Trento), Nico Naldini, Danilo Cavaion (Università di Padova), Marco Meli (Università di Firenze), Jesús Díaz (Universidad de la Laguna), Pietro Taravacci (Università di Trento), questo incontro ha voluto indagare quanto complesso e importante sia, nella letteratura, in particolare contemporanea, l’intreccio fra la riflessione poetica e l’atto del tradurre: in che misura, cioè, l’esperienza della traduzione sia influenzata dal gusto, dalle scelte di poetica e dalla storia individuale del poeta-traduttore, ma anche fino a che punto la traduzione, rimandando a una realtà linguistica ed espressiva diversa, possa intervenire nella creazione poetica individuale di quest’ultimo, e al tempo stesso nella realtà letteraria alla quale egli appartiene.

I contributi verranno raccolti e pubblicati dalla collana Labirinti sotto la direzione del prof. Pietro Taravacci.