LE RELAZIONI SCIENTIFICHE

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Nell’introdurre gli interventi scientifici il presidente Cipolletta ha detto: “Oggi parleremo di ricerche che sono state avviate e di quali riflessi queste ricerche avranno sulla nostra vita e sulla vita delle imprese. L’Università è, per sua natura, una Fabbrica del Futuro. Essa, assieme al sistema scolastico, lavora attraverso la didattica per preparare le nuove generazioni. Quelle che domani reggeranno le sorti del paese e di questo territorio. Così facendo, l’Università prepara il nostro futuro che è fatto dai nostri figli e dai nostri nipoti. L’Italia ha ancora un basso numero di laureati rispetto agli altri paesi europei. Questo rischia di tradursi in generazioni future meno preparate. Quindi, in un futuro più difficile. E già è difficile il presente. Per questo il nostro impegno a selezionare e preparare i giovani che domani condurranno aziende, istituzioni, comunità e famiglie è e sarà massimo”. Ha ribadito: “La crescita dell’Italia e del nostro territorio avverrà nei prossimi anni solo se sapremo innovare. E questo è il campo proprio dell’Università che è fucina di innovazione attraverso la sua ricerca. Ed è per questo che l’Università è tornata al centro del modello di crescita dei paesi avanzati, attraverso la sua ricerca”.

Di nuove frontiere della medicina ha parlato Claudio Migliaresi, direttore di Dipartimento di Ingegneria industriale e delegato per il trasferimento tecnologico, le politiche di brevettazione e i rapporti con l'industria. Migliaresi si è soffermato sulla possibilità di rigenerare tessuti anziché ripararli e sulla prospettiva di rigenerare anche organi. “Tra alcuni anni – ha detto – non sarà più necessario ricorrere alla donazione; sarà invece possibile generare con le cellule del paziente un organo sostitutivo, si potrà, come è già stato possibile, generare in laboratorio una trachea o una vescica, e domani un rene, un fegato, un cuore, da impiantare in sostituzione di quello malato senza la necessità di somministrare farmaci immunosoppressivi. La medicina del futuro, quella dell’immaginazione, è dietro l’angolo”.

Uno dei settori più promettenti della scienza contemporanea è senz'altro quello della genomica. A Trento da qualche anno presso il Centro di Biologia integrata di Mattarello si studiano le potenzialità della Precision Medicine, una disciplina che si pone alla base della medicina del futuro. Per parlarne è intervenuta nel corso dell'Assemblea pubblica la ricercatrice Francesca Demichelis: “Si tratta di un radicale cambio di prospettiva, perché la medicina di precisione parte dalla specificità dell'individuo e consente di personalizzare gli interventi e di determinare il profilo di rischio di ciascuna persona, soprattutto per quanto riguarda le patologie tumorali. Permette di monitorare l'evoluzione della malattia e permetterà in un prossimo futuro di selezionare la terapia, la dose e il tempo di trattamento migliori”. La ricercatrice Demichelis ha poi illustrato come oggi si stia lavorando allo studio del genoma umano alla massima risoluzione sfruttando l'interazione con altre discipline non mediche, come la biologia e l'informatica.

Giuseppe Sciortino, direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, ha invece proposto una riflessione sul ruolo che Trento ha avuto nella storia delle scienze sociali italiane già a partire dall’intuizione di Bruno Kessler. “Ma il contributo delle scienze sociali allo sviluppo del territorio riguarda più il futuro che non il passato. Quello che il Trentino affronterà nei prossimi anni sarà soprattutto la sfida dell’innovazione. Serve una concezione d’innovazione vasta che favorisca la ricerca di soluzioni innovative per lo sviluppo industriale, per la modernizzazione consapevole del terzo settore locale e per la tutela della coesione sociale. La ricerca di innovazioni adeguate in tutti questi campi dovrà tenere presente i vincoli che derivano dalle condizioni di crescente fragilità naturale del territorio, dall’aumento dell’eterogeneità sociale, della riduzione delle risorse pubbliche e dal livello degli scambi internazionali”.

Sul rapporto tra Ateneo e mondo del lavoro è intervenuto Antonio Schizzerotto del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Schizzerotto ha illustrato quanto incidano, sulle prospettive occupazionali e sui redditi iniziali dei laureati, l’università presso cui si è ottenuto il titolo di studio e il mercato del lavoro locale nel quale si è trovato, o si sta ancora cercando, un impiego. L’analisi si è concentrata sui vantaggi e gli svantaggi relativi al fatto di laurearsi a Trento piuttosto che in un altro ateneo e di trovare un impiego sul mercato del lavoro trentino piuttosto che su altri mercati europei.

Ma quanto incide la presenza dell’Università nel tessuto locale e quanto indotto è legato alla presenza degli studenti? La domanda è stata affidata all’economista Enrico Zaninotto che ha tentato di dare una risposta con una simulazione. Rispetto ad altri esercizi svolti in passato, la simulazione ha valutato l’effetto della presenza di studenti provenienti da fuori regione, nonché l’effetto della eventuale scelta, da parte di studenti trentini, di studiare in altre sedi. Infine si è verificato l’effetto congiunto dei due casi. “La presenza degli studenti – ha spiegato Zaninotto – porta all’economia trentina oltre 21 milioni di euro l’anno, tra spese di abitazione (la voce più consistente con oltre 6 milioni), istruzione, alimentari, vestiario, sanità, trasporti e comunicazione. Abbiamo calcolato inoltre un effetto moltiplicativo cumulato sul PIL di quasi 27 milioni. In pratica, per ogni euro speso in più dagli studenti considerati in eccedenza, il PIL provinciale sarà maggiorato di un euro e 30 centesimi nell’arco di circa cinque anni”.