© Andrea Brighenti

UNO SGUARDO RAVVICINATO SULLA CITTÀ

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Lo studio etnografico di ambienti urbani: dalle interazioni di culture ai nuovi stili di vita
di Andrea Mubi Brighenti, con interviste di Cristiano Zanetti a Jack Katz dell’UCLA e a Jeff Ferrell della Texas Christian University

Come studiare la città oggi? Come comprendere la cultura dei suoi abitanti? Come spiegare i processi e i conflitti di cui la città non è solo teatro ma vera e propria posta in palio? Questi interrogativi sono sempre più pressanti in un mondo in cui l’urbanizzazione si è ormai affermata come modo di vita dominante, ma in cui la scala del processo urbano, evidente soprattutto nei paesi asiatici e nell’America latina, ci pone di fronte a dilemmi senza precedenti. L’etnografia urbana è una disciplina che sceglie uno sguardo ravvicinato sulla città, basandosi su un’esplorazione in dettaglio e su un’immersione osservativa all’interno delle diverse comunità e nei diversi spazi che, come un mosaico composito e caleidoscopico o come mille rivoli che si fondono, compongono la città.

Nella prima settimana di settembre Il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento ha ospitato lo scorso settembre la prima edizione di un evento di ricerca interamente dedicato all’etnografia urbana. La International Summer School in Urban Ethnography (Scuola estiva internazionale in etnografia urbana), sotto la responsabilità scientifica di Giolo Fele e coordinata da Andrea Mubi Brighenti, ha radunato docenti e partecipanti dalle più varie aree del mondo – dal Canada alla Russia, dal Brasile alla Cina – per discutere i metodi, le prospettive e il contributo che la ricerca etnografica può offrire alla conoscenza e al governo della città.

Lo studio etnografico della città ha caratterizzato le origini della sociologia americana ed ha in seguito attraversato un gran numero di trasformazioni e riflessioni. Inevitabilmente infatti lo studio degli ambienti urbani solleva non solo difficoltà pratiche nella ricerca sul campo – legati alla impenetrabilità dei sottomondi da indagare – ma anche un gran numero di questioni di ordine epistemologico, politico ed etico. L’obiettivo della Scuola estiva in etnografia urbana, a partire da questa prima edizione, è di creare un forum in cui studiosi affermati e giovani praticanti specializzandi possano discutere a tutto tondo le questioni che sorgono nel corso delle loro ricerche, affrontando le grandi questioni che riguardano la trasformazione degli spazi pubblici, le articolazioni spaziali della città, l’interazione e le culture urbane, i trend di trasformazione dei quartieri, gli interventi iconici e di sicurezza, i grandi eventi, i processi di segregazione e di suburbanizzazione, le nuove forme di marginalità, nonché l’emergere di nuovi tipi di mobilità e di nuovi stili di vita urbani anche in relazione all’uso dei nuovi media. Il clima, di tipo informale, è basato soprattutto su workshop, presentazioni, discussioni e attribuisce anche grande importanza agli spazi e alle occasioni per la conversazione informale tra i ricercatori.

Tra i nomi di richiamo della prima edizione, gli americani Jack Katz, che insegna all’Università di California Los Angeles e sta per pubblicare un libro sulla storia dell’iconico quartiere di Hollywood, Jeff Ferrell, della Texas Christian University, che è autore di numerose ricerche sulla scena dei graffitisti e sulle forme alternative di vita urbana, lo svedese Mattias Karrholm, che si occupa delle trasformazioni degli spazi del consumo e dell’attesa a cavallo tra pubblico e privato. Ospiti di rilievo anche gli italiani Marco Cremaschi, professore all’Università Roma Tre, specialista di trasformazione dei quartieri urbani, e Federico Rahola, dell’Università di Genova, che ha compiuto numerose ricerche sui campi profughi in Palestina e sulle diverse spazialità di “eccezione” che i creano nello spazio urbano. Oltre ai docenti hanno svolto un ruolo molto importante anche gli assistant professors Sandra Annunziata, Sebastiano Citroni, Andrea Pavoni e Chiara Bassetti, per la coordinazione dei workshop, dei dibattiti e delle presentazioni. I 25 partecipanti sono stati selezionati a livello internazionale sulla base dei loro curricula e dei loro progetti di ricerca.

La prima edizione della Scuola estiva in etnografia urbana si basa sull’esperienza del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale nell’ambito dei metodi qualitativi e della sociologia culturale. Presso il Dipartimento è infatti attivo il Laboratorio di etnografia urbana, che ha già ospitato seminari sia sui classici sia sulla ricerca contemporanea. La Scuola estiva è inoltre realizzata in collaborazione con la rivista “Etnografia e Ricerca Qualitativa”, pubblicata dall’editore il Mulino di Bologna, che rappresenta un riferimento per la ricerca etnografica a livello nazionale, ed è sostenuta dall’associazione culturale Professionaldreamers di Trento, che organizza e promuove ricerche e pubblicazioni sulle interrelazioni tra spazio e società.