SERVIZI ALTERNATIVI IN INTERNET

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I sistemi Peer-to-Peer per lo scambio diretto di dati tra utenti della rete
di Renato Lo Cigno

Dal 9 all'11 settembre si è tenuta presso l'Università di Trento la 13a edizione della "IEEE International Conference on Peer-to-Peer Computing".
I sistemi Peer-to-Peer (P2P) sono ben noti al pubblico attraverso i sistemi di file sharing e bit-torrent in particolare. Purtroppo sono noti più per la sporadica attenzione loro dedicata da giornali e televisione quando sono usati per trasferire in modo illecito opere coperte da copyright (musica e film), che non per il ruolo fondamentale che hanno svolto negli ultimi 10-15 anni nell'evoluzione e nel cambiamento di Internet e dei servizi che usiamo tutti i giorni. L'idea di base del calcolo e delle comunicazioni P2P è quello di consentire la comunicazione e lo scambio diretto di dati tra gli utenti, senza la mediazione di un "fornitore di servizio" che non sia semplicemente il fornitore della connettività di rete. Forse non è noto al grande pubblico e nemmeno a buona parte degli "esperti", che i sistemi di telefonia su IP (VoIP) sono in gran parte basati su comunicazioni P2P, sebbene permanga una componente fondamentale di tipo "client/server" per l'autenticazione degli utenti e la ricerca dell'utente chiamato. Un sistema di audio e video conferenza che da anni usiamo tutti (o quasi) e che ha ridotto alla sola autenticazione l'intervento del fornitore di servizi è skypeTM: il sistema che con varia fortuna ha rivoluzionato la percezione delle comunicazioni di tipo "conversazionale" e di come esse possono funzionare.

Le tecnologie di base dei sistemi P2P sono però molto più diffuse di come si possa immaginare. Tutti i sistemi di memorizzazione distribuita, il calcolo distribuito, l'organizzazione delle "cloud", persino il cosiddetto "crowdsourcing" (la soluzione di un problema ottenuta semplicemente ponendo il problema a tutti, persone o dispositivi, ottenendo la risposta come composizione pesata delle diverse risposte eventualmente ricevute) attingono regolarmente alle soluzione ed alle tecnologie sviluppate per i sistemi P2P.
La conferenza P2P, che è approdata per la prima volta in Italia qui a Trento, dopo aver visitato numerosi Paesi europei, gli USA e il Giappone, è una conferenza relativamente piccola, con 70-80 partecipanti e un numero limitato di contributi scientifici (una ventina) presentati sempre in sessione plenaria. Il processo di selezione dei contributi è molto rigoroso (i revisori non conoscono i nomi degli autori). Tutti gli articoli accettati ricevono almeno 5 revisioni e un membro del comitato di programma segue la stesura del testo finale, per garantire che nella versione pubblicata siano inclusi i commenti ed i suggerimenti dei revisori. I temi trattati spaziano dai risultati fondamentali di calcolo distribuito in ambienti eterogenei, a temi riguardanti la sicurezza, la protezione della privacy e la costruzione del quadro di reciproca fiducia (trust) necessario per realizzare servizi tra "pari" e non tra un fornitore di servizi e un cliente. Le applicazioni che si realizzano spaziano dalla distribuzione di contenuti, ad esempio nuove versioni di sistemi operativi o di "footprint" degli antivirus, a sistemi di backup distribuiti e criptati, ai già citati sistemi conversazionali e di conferenza in voce e video, alla distribuzione in streaming, sia "on-demand" che in real-time, di video e anche di programmi televisivi.

Nell'intervento di apertura del convegno, il professor Pedro Garcia Lopez, dell'Universitat Rovira i Virgili di Tarragona, ha tentato di dare una risposta a un quesito importante: ai sistemi e le applicazioni Peer-to-Peer è riservata una fine lenta o un futuro brillante? Il professor Lopez ha ricordato che i sistemi e le tecnologie P2P si trovano ora, come accade quasi sempre alle innovazioni, in un periodo molto critico. Dopo il successo e l'entusiasmo iniziale in cui sono state riposte aspettative esagerate nelle potenzialità della tecnologia, immaginando che avrebbero rimpiazzato tutti i sistemi tradizionali e che avrebbero rivoluzionato il "business" della rete, i sistemi P2P stanno vivendo ora un periodo di reflusso, in cui gli attori tradizionali che operano nella fornitura dei servizi cercano di negare ogni utilità degli approcci P2P (persino negando evidenti vantaggi ottenuti o ottenibili con tali tecnologie) per ovvi motivi di protezione del proprio mercato. L'esempio più eclatante e sicuramente più controverso è rappresentato dalle reti sociali, che sono intrinsecamente P2P a livello di applicazione e che non hanno alcuna speranza di esistere senza il supporto e il contributo degli utenti finali che apportano i propri contributi. Tuttavia Facebook, Google+, Linkedin, e gran parte delle reti sociali sono supportate da sistemi centralizzati e negano la possibilità di realizzarle in altro modo, perché il loro modello di business è basato sull'arbitraggio nell'uso dei dati degli utenti, ovvero sull'uso dei dati per acquisire una posizione di vantaggio nell'intermediazione dei servizi (normalmente di pubblicità). Considerazioni simili si applicano per i sistemi di distribuzione video e TV e molti altri ancora.

Quindi un futuro brillante o una lenta fine? Io credo un futuro brillante, magari sotto una luce diversa da quella che ha illuminato i primi anni dei sistemi P2P, molto polarizzata sui suoi aspetti negativi di violazione dei diritti d’autore e di destrutturazione del modello di business dei servizi online. La luce corretta per analizzare le tecnologie P2P è quella della loro efficienza nell'uso delle risorse che esistono nella rete, di calcolo, di comunicazione, di contenuti, e che non possono essere sfruttate in modo efficiente in un modello di servizio puramente cliente/servitore, perché i costi del servizio sarebbero troppo altri. La luce corretta è quella della corretta gestione dei dati e della loro proprietà consentendo agli utenti di rilasciare a terzi i dati personali e sensibili in modo controllato e consapevole per ottenere un servizio o un beneficio e non rilasciandoli tutti a priori perché potrebbero in futuro servire al fornitore del servizio.