Foto archivio Nido Università di Trento

“MERENDE IN LINGUA” AL NIDO DI ATENEO

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Il progetto vince il Premio nazionale Infanzia - Piccolo Plauto
di Barbara Ongari

Ormai da più di quattro anni il progetto “Merende in lingua” valorizza il patrimonio linguistico e culturale dei genitori di altre nazionalità, coinvolgendoli attivamente nelle attività educative del Nido dell’Università di Trento. L’obiettivo generale del progetto non è sicuramente quello di insegnare altre lingue ai bambini tra i 2 e i 3 anni, quanto invece di permettere loro di condividere precocemente la presenza di persone che parlano lingue diverse e di viverla come un arricchimento. Il progetto prevede la presenza attiva, a turno, di un genitore di madrelingua straniera che propone la sua lingua interagendo, giocando, cantando o facendo merenda con i bambini. L’impostazione generale del modello pedagogico, basato sull’attaccamento, prevede che le educatrici abbiano un ruolo di “persone-chiave” che fungono da ancoraggio emotivo per i bambini nel momento in cui devono affrontare nuove esperienze.

Per analizzare la ricaduta sui bambini di tale progetto è stata realizzata una ricerca di tipo qualitativo basata sull’osservazione delle video-registrazioni degli incontri tra piccoli gruppi di bambini (15 partecipanti) e genitori bilingui che li intrattengono parlando una lingua straniera (inglese, tedesco, francese, spagnolo e russo). L’obiettivo era di analizzare in modo più dettagliato le interazioni comunicative tra adulti e tra bambini in presenza di uno stimolo linguistico sconosciuto.

L'uso della lingua straniera è inserito in tal modo nelle attività quotidiane e viene contestualizzato, in quanto i parlanti fanno riferimento ad oggetti concreti e alle azioni in corso. I bambini sono così molto facilitati, dato che l’interazione in una lingua straniera è accompagnata da un uso vasto di elementi gestuali e contestuali. Si è visto che i bambini sono motivati ad esplorare stimoli culturali anche molto diversi da quelli usuali e a comunicare con le persone che parlano una lingua straniera. Il loro interesse si manifesta sottoforma di desiderio di partecipare alle attività, di manipolare i giochi, i libri, gli oggetti che appartengono al contesto culturale straniero e di avvicinare i genitori bilingui.

Si è notato come diverse siano le strategie utilizzate dai bambini per avviare e mantenere l'interazione con queste persone. Ad esempio, un comportamento tipico è il muovere la testa in segno di approvazione, a seguito di un messaggio nella lingua sconosciuta, quasi a volerne confermare la ricezione e la propria disponibilità alla prosecuzione. Per lo più i bambini imitano il parlante e la lingua straniera, sia verbalmente che a livello gestuale, in particolare mimandone le vocalizzazioni, i suoni, i gesti, le azioni, in una sorta di ingenuo ma esplicito riconoscimento all’altro del suo ruolo di partecipante ad uno scambio sociale. Le prime reazioni dei bambini al diverso input linguistico sono quelle di ascoltare attivamente, contemplare con concentrazione i movimenti della bocca, le espressioni facciali, i gesti, gli oggetti cui l’adulto fa riferimento; (quindi) successivamente fanno domande, commenti, proposte e avviano conversazioni. In particolare mostrano di comprendere la diversità dei codici linguistici, ad esempio chiedendo il nome di un qualche oggetto nella lingua dell’adulto straniero ed accompagnando la richiesta con il gesto di indicarlo esplicitamente.

Anche se l’esperienza delle “merende in lingua” non è nata con lo scopo di insegnare ai bambini del nido le lingue straniere, un certo effetto sulla loro consapevolezza linguistica può essere visto in diversi comportamenti. Il fatto di riuscire a discriminare alcuni suoni di altre lingue, anche se non sono parole vere e proprie, può indurli a ripeterli attraverso l’imitazione, spesso in modo ilare, reiterando più volte. Talvolta i suoni della lingua straniera vengono associati con parole italiane cui somigliano foneticamente. Questo non rimane però un puro gioco di suoni, ma serve come spunto per elaborare significati e raccontare esperienze; a volte i bambini a questa età riescono anche a comprendere l’equivalenza del significato tra le parole della prima e della seconda lingua. Tutto ciò suggerisce che essi raggiungono la capacità di comprendere in modo significativo e globalmente adeguato la situazione, pur in assenza di una decodifica letterale dei messaggi linguistici, grazie al contesto stimolante, alle facilitazioni espressivo-gestuali degli adulti e alla valenza ludica dell’intera esperienza.

Queste esperienze rappresentano l’opportunità per i bambini di godere di diversi arricchimenti linguistici, socio-emotivi ed interculturali diversificati, in modo da sperimentare attivamente lingue e culture sconosciute e fare così i primi passi verso la possibilità di considerare e trovare piacere nell’incontro con competenze e punti di vista diversi dai propri.