IL SANTUARIO ORACOLARE DI APOLLO DI ABAI

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Conversazione con Wolf-Dietrich Niemeier, direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Atene, e Maurizio Giangiulio, professore di Storia greca a Trento
di Elena Franchi e Giorgia Proietti

Lo scorso 12 marzo Wolf-Dietrich Niemeier ha tenuto presso lo Spazio archeologico sotterraneo, in piazza Cesare Battisti a Trento, una conferenza intitolata “Il santuario oracolare di Apollo di Abai/Kalapodi. Continuità di culto dalla Tarda Età del Bronzo fino all’età imperiale in uno dei santuari più importanti dell’antica Grecia”. L’incontro, organizzato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento con la collaborazione dell’Ufficio Beni archeologici della Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici della Provincia, si è svolto all’interno della cornice della seconda annata del Seminario Permanente di Storia Antica “Nuovi approcci interdisciplinari alla storia antica. Dialoghi su cultura, politica, società”, ideato nel 2010 dalle sottoscritte, sotto la responsabilità scientifica del professor Maurizio Giangiulio. Nell’intervista che segue si mettono a confronto il punto di vista dell’archeologo Wolf-Dietrich Niemeier (direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Atene) e quello dello storico Maurizio Giangiulio (professore di Storia greca all’Università di Trento) su tre problematiche centrali della Storia antica discusse alla conferenza.

Fino a pochi anni fa ben poco si sapeva dell’oracolo di Abai, sito in Grecia centrale, sulle pendici orientali del Parnaso. Oggi sia archeologi che storici discutono della sua grandezza, forse paragonabile a quella dell’oracolo di Delfi, sull’altro versante del Parnaso, di gran lungo più noto. Cosa ci dicono le fonti di tale “geografia oracolare” e della sua rilevanza per gli antichi Greci?
Niemeier: secondo le fonti antiche il santuario oracolare di Abai era molto rinomato e di importanza equiparabile a quella del santuario di Delfi. Erodoto riferisce che prima della distruzione per mano dei Persiani nel 480 a.C. l’oracolo di Abai fosse un santuario ricco che ospitava molti tesori e dediche. Grazie agli scavi che l’Istituto archeologico germanico vi dirige dal 1972 è stato possibile identificare le rovine del santuario oracolare di Abai ca. un km a est dell’abitato moderno di Kalapodi su di una collina al di sopra del fiume Assos.
Giangiulio: bisogna sottolineare che in un importante passo di Erodoto (8, 27) una cruciale vittoria contro i Tessali viene celebrata in parallelo a Delfi e ad Abai, come se i due santuari avessero un rilievo simbolico equivalente.

Non è chiarissimo, nella storia greca, cosa sia accaduto dopo il crollo dei palazzi micenei: se vi sia effettivamente stata una rottura totale e poi un nuovo inizio. In che misura le indagini archeologiche di Kalapodi/Abai possono chiarire la vexata quaestio della continuità o discontinuità sul piano religioso e cultuale in Grecia antica nell’epoca di transizione dalla civiltà micenea del secondo millennio a quella arcaica della prima metà del primo millennio?
Niemeier: in linea di principio è necessario valutare in modo estremamente analitico le sequenze stratigrafiche nei santuari greci per poter rilevare o meno continuità di culto, ma ciò non venne fatto per i santuari scavati a inizio secolo. Per la questione della continuità rivestono dunque importanza centrale le campagne di scavo, più recenti, condotte al santuario di Kalapodi/Abai, che documentano una sequenza stratigrafica ininterrotta dal Medio Elladico (XX-XVIII secolo a.C.) attraverso i cosiddetti secoli bui (XII-VIII secolo a.C.) fino al periodo arcaico. In altre parole: dopo il crollo della civiltà micenea non ci fu il buio- nessun Medioevo.
Giangiulio: diviene sempre più chiaro oggi, anche grazie a scavi magistrali come quelli di Kalapodi/Abai, che non pochi siti a carattere sacro testimoniano linee di continuità sul piano materiale e culturale. Al tempo stesso non c’è dubbio che tutte le strutture socio-politiche ed economiche micenee, le forme di controllo del territorio, le tecniche e le arti, scrittura compresa, spariscono. Il grande problema storico è comprendere forme e ragioni delle discontinuità da un lato, modalità e natura delle trasformazioni dall’altro.

Nell’VIII secolo nacque la polis. E stando alle ricerche di Anthony Snodgrass la costruzione di un tempio monumentale in onore della divinità poliade sarebbe il criterio essenziale per la polis nascente, tanto che un santuario, fosse urbano o extraurbano, sarebbe da considerarsi fondazione della polis. Ma l’oracolo di Abai/Kalapodi è molto più antico della polis…
Niemeier: le ricerche condotte a Kalapodi dimostrano che i santuari avevano un ruolo fondamentale per la loro posizione strategica rispetto a determinate vie di comunicazione, più che di segnalazione del territorio di determinate poleis.
Giangiulio: l’idea che nell’VIII sec. ‘nacque’ la polis (con il suo tempio) fa parte della visione tradizionale che appunto fa della polis il momento che illumina le tenebre del Medioevo greco al tramonto. Ma si tratta di un mito storiografico. In realtà la polis si forma gradualmente inserendosi in network di rapporti territoriali e linee di mobilità del quale i santuari erano nodi di grande importanza.