MANGIARE È QUESTIONE DI REGOLE

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Un seminario fra diritto e antropologia presso la Facoltà di Giurisprudenza
di Umberto Izzo e Matteo Ferrari, con un'intervista di Elisabetta Brunelli a Marino Niola

Martedì 30 ottobre 2012, presso la Sala Conferenze della Facoltà di Giurisprudenza, si è svolto un seminario dal titolo “Mangiare è questione di regole: per un’antropologia del diritto alimentare” nell’ambito del corso di Diritto alimentare comparato tenuto dal prof. Umberto Izzo. Relatore il prof. Marino Niola, ordinario di antropologia culturale presso l’Istituto universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, noto pubblicista e autore di numerose pubblicazioni in materia di tradizioni enogastronomiche, fra cui “Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina” (2009) e “Non tutto fa brodo” (2012), entrambi editi dall’editore Il Mulino. Il prof. Niola, in dialogo con il prof. Izzo e il prof. Matteo Ferrari, docente incaricato di diritto alimentare presso l’Università Cattolica, sede di Cremona, ha offerto ai numerosi presenti un’affascinante percorso dialettico snodatosi tra gustosi riferimenti a tradizioni culinarie che caratterizzano il nostro paese (e non solo) e accattivanti riferimenti sociologici, antropologici, filosofici e letterari al complesso rapporto che da sempre lega l’uomo alle attività che ne permettono il sostentamento. Il prof. Niola ha messo in luce come i legami correnti tra l’atto del mangiare, che straussianamente salda natura e cultura, e il mondo del giuridico siano costanti e forniscano stimolanti chiavi di lettura, ridefinendosi di continuo sotto la spinta dell’innovazione tecnologica ed economica (“se è probabile che a fare la storia sia una mano invisibile, come diceva Adam Smith, è certo che la mano in questione impugna da sempre una forchetta”).

Mangiare è quindi un atto normativo, attraverso il quale l’uomo, in una continua opera di codificazione e decodificazione, definisce e regolamenta gli aspetti nutrizionali e simbolico-culturali che caratterizzano l’alimentazione. La norma - intesa nella sua accezione più vasta, non confinata al diritto positivo - come momento di raccordo necessario tra l’elemento naturale e quello culturale che contraddistinguono l’atto del nutrirsi. Ma la norma anche come elemento che riflette le preferenze e tradizioni di comunità che vivono una precisa dimensione spazio-temporale.

Marino Niola, ordinario di antropologia culturale presso l’Istituto universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli – foto Alessio Coser – Archivio fotografico Università di Trento.Si pensi – come ha sottolineato Niola - al fenomeno della ortoressia, ovvero a quella forma di attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche, che va diffondendosi nelle società umane che hanno risolto il problema della food security (scarsità del cibo) e che oggi perseguono spasmodicamente l’obiettivo della food safety. Nel corso del seminario sono stati così evocati molti dei temi attorno a cui si snoda la trattazione proposta da Izzo e Ferrari nel volume “Diritto alimentare comparato. Regole del cibo e ruolo della tecnologia”, recentemente pubblicato da Il Mulino. Concetti quali sicurezza, informazione, qualità, tecnologia, standard, responsabilità, fiducia e libertà corrispondono ad altrettante parole chiave, utili a sistematizzare la comprensione del diritto alimentare globale contemporaneo. Il seminario del prof. Niola si inserisce in un’iniziativa didattica di cui non constano precedenti nell’offerta formativa delle facoltà di giurisprudenza italiane, che la facoltà trentina ha pioneristicamente avviato da qualche anno. Attraverso la quale si offre ai giuristi in formazione la possibilità di accostarsi in un’ottica di diritto comparato, aperta alla riflessione multidisciplinare, allo studio delle regole che presiedono alla produzione e commercializzazione di alimenti e bevande.

Per prendere le misure di una disciplina fattasi oltremodo complessa negli ultimi lustri. Vengono così analizzati temi oggetto di una riflessione giuridica organica solo in tempi relativamente recenti, che assumono una crescente importanza teorica e pratica, e che, per converso, possono offrire inediti e interessanti sbocchi occupazionali ai neo-laureati. La dimensione comparatistica dell’insegnamento rispecchia il carattere spiccatamente transnazionale che oggi va assumendo la produzione, la commercializzazione e il consumo dei prodotti agroalimentari. Nuove tecnologie e possibilità distributive hanno determinato un’esplosione degli scambi commerciali su scala globale e la necessità di formare figure professionali in grado di comprendere e governare la complessità delle norme a tal fine rilevanti.