1964: Inaugurazione dell’anno accademico.

1962-2012: I PRIMI 50 ANNI DELL'UNIVERSITÀ DI TRENTO

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Una mostra per ricordare le origini e la crescita dell'ateneo trentino
di Vittorio Carrara

Alla platea che l’ascoltava, durante un convegno per il ventennale del’ 68, Bruno Kessler – già presidente della Provincia, ispiratore e fondatore dell’Università di Trento - disse che, senza alcun dubbio, «i trentini amavano la loro piccola università che nasceva». Ricordava così i primi tempi dell’istituto di Scienze sociali, suscitando un mormorio di disapprovazione tra il pubblico disorientato, quasi scandalizzato. Probabilmente tra i presenti c’era perlopiù gente che il Sessantotto l’aveva vissuto, che ricordava quel periodo come quello della contestazione contro le manifestazioni borghesi della società, l’università, la Chiesa, la città. Il trentino ordinario, quieto e tradizionalista, non poteva amare quella scuola di sovversione che fu Sociologia. Il luogo comune è molto ragionevole, suffragato anzi dai fatti, ma Kessler non aveva torto. Per far nascere l’Istituto di Scienze sociali, verso la fine del 1962, aveva lavorato intensamente, intessuto rapporti e alleanze con chi poteva aiutarlo, nella Chiesa e nella Democrazia cristiana. L’Istituto fu aspramente contestato dalla sinistra locale e nazionale, mentre era perfettamente in linea con la tradizione cattolica e bianca del Trentino. I cittadini accolsero con piacere la loro nuova università e non ebbero motivo di giudicarla male, fino al ’68.

Il filmato di Kessler che dice quella frase scandalosa sarà riproposto alla mostra per i 50 anni dell’Università di Trento, che si terrà a iniziare dal prossimo dicembre presso la nuova Facoltà di Lettere e sarà al centro della sezione espositiva, la prima del percorso, dedicata al rapporto Università Città. I risultati si giudicano dai frutti e se l’Università festeggia i suoi cinquant’anni in ottima salute lo deve anche alla città che la ospita, che talvolta l’ha forse persino detestata, senza però mai smettere di farla crescere, con regolarità sorprendente. Cinquant’anni per una università non sono poi molti e per quella di Trento, che ha generato la sua settima facoltà solo nel 2004, sono il traguardo di una maturità appena raggiunta.

Lo stile imposto alla mostra si ispira all’uscita di Kessler: demitizzerà il periodo conflittuale delle origini, accogliendolo tuttavia come parte di una storia ricca e feconda, che di lì ha preso le mosse, ma che lì non si è arrestata e anzi è arrivata fino ad ora. Questa prospettiva vale sia per la sezione Università Città sia per le altre quattro che seguiranno: Identità e Rappresentazione (sui simboli e le forme che definiscono l’identità specifica del nostro ateneo), Lontano da Trento (sulle relazioni dell’ateneo col resto del mondo), Gli Studenti, Gli Edifici. La mostra terrà conto della dimensione del tempo storiografico, ma non sarà una mostra sulla storia dell’Università. Sarà piuttosto un’occasione affinché fotografie, videoclip, reperti d’archivio (i registri delle lezioni di qualche professore eccellente), oggetti decontestualizzati (il moltiplicatore di tensione costruito nelle officine di Scienze), restituiscano, nell’ordine del percorso espositivo, l’impressione vitale del cambiamento e dell’evoluzione. L’esposizione non sarà un reliquiario, non sarà un luogo per commemorare, ma per comunicare.

L’ideazione e la realizzazione della mostra sono opera integrale di persone che in questa università lavorano, in settori diversi (Gestione immobili, Comunicazione ed eventi, Facoltà di Lettere, Centro tecnologie multimediali, Protocollo e Archivio storico, Biblioteca).