Personificazione allegorica di Astronomia, Lat. XIV, 35 (= 4054)

L’ALLEGORIA NELLA CULTURA ANTICA

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La personificazione di animali, concetti e oggetti dall’iconografia, alla letteratura fino ai moderni cartoons
di Gabriella Moretti

La predisposizione della nostra mente alla personificazione sembra essere, come ci insegnano oggi le scienze cognitive, un’inclinazione congenita ad individuare entità animate presente in modo, per così dire, ridondante nel funzionamento del cervello tanto animale quanto umano. Questa forma di ridondanza fa sì che, quando ci guardiamo intorno, vediamo tendenzialmente, nel mondo che ci circonda, muoversi come per incanto e per magia un universo tutto virtualmente animato e umanizzato. Ci accade insomma, senza bisogno di incantesimi di sorta, un po’ quello che accadeva a Lucio, il protagonista delle “Metamorfosi” apuleiane, nello straordinario paragrafo iniziale del secondo libro dell’opera, quando parla delle sue percezioni, influenzate dalla passione per le novelle di magia, nel visitare Ipata, la capitale della Tessaglia, proverbiale terra di maghe.

“E non c’era niente che io vedessi in quella città, che mi sembrasse essere ciò che in effetti era: mi pareva invece che tutte le cose, ma proprio tutte, fossero state mutate in un’altra forma da un qualche incantesimo, e perciò, ad esempio, che i sassi in cui inciampavo fossero degli uomini trasformati in pietre, e che gli uccelli che sentivo cinguettare fossero uomini che allo stesso modo si fossero ricoperti di penne, e gli alberi che circondavano il pomerio fossero, ugualmente, uomini che avessero messo le foglie, e che le acque delle fontane scaturissero in realtà da corpi di uomini”.

Questa tendenza a una metamorfosi umanizzante del reale, che è naturale e congenita alla mente umana, è stata per noi accresciuta e potenziata da una ormai millenaria tradizione di esposizione culturale alle personificazioni nella letteratura e nell’iconografia. Essa viene poi oggi, nella nostra cultura contemporanea, sollecitata continuamente e in modo pervasivo da forme moderne di comunicazione di massa come i fumetti e i cartoons, dove anche gli oggetti più improbabili e meno dotati in apparenza di caratteristiche antropomorfe sanno tuttavia prendere vita in modo inatteso; ma viene soprattutto sfruttata scientificamente dalla pubblicità, dove della personificazione di oggetti inanimati ci si serve deliberatamente per creare un più diretto rapporto emotivo fra cliente e prodotto.

Questa folla di esseri potenzialmente animati non è tuttavia una creazione moderna: nella letteratura, nell’iconografia e nella cultura antica in genere sfilano infinite schiere di concetti personificati, di animali umanizzati, di oggetti animati. Non solo: è stata per prima la retorica antica a tentare di inquadrare teoricamente il fenomeno complesso e multiforme della personificazione e della personificazione allegorica. Il tema mette infatti in gioco una serie di problemi e provocazioni teoriche in parte già rintracciabili nella dottrina retorica antica intorno alla prosopopea: il complesso rapporto concreto/astratto, ad esempio, e la necessità di individuare le diverse tecniche atte a creare personificazioni, ora solo dando voce a un ente che non avrebbe in natura il dono della parola, ora invece foggiando anche una sorta di ‘persona’ simbolica e di corpo allegorico per ciò che viene personificato. Anche il genere della personificazione pone interessanti problemi teorici: esso coincide certo, nel caso della personificazione di concetti astratti, con il genere che nella lingua possiede il vocabolo corrispondente. Tuttavia la prevalenza di astratti di genere femminile e l'ancor più larga prevalenza di personificazioni femminili, di gran lunga predominanti nella storia della cultura antica anche iconografica, richiede l'elaborazione di risposte più complesse.

Personificazione allegorica di Astronomia, Lat. XIV, 35 (= 4054), Martianus Cappella, De nuptiis Philologiae et Mercurii, c. 134v “Su concessione Min. Beni e Attività Culturali, Biblioteca Naz. Marciana. Divieto di riproduzione.”Dal punto di vista delle pratiche letterarie, inoltre, personificazioni allegoriche sono presenti nelle letterature classiche fin da una fase estremamente arcaica, dove rappresentano almeno in parte il portato di tradizioni letterarie orientali. In seguito le personificazioni allegoriche popolano largamente la letteratura greco-latina e il sistema dei generi letterari, finendo in alcuni casi per determinarne e orientarne l'evoluzione. Si può ricordare come paradigmatico il caso dell'evoluzione dell'epos latino, che da canto epico popolato di personaggi a tutto tondo (che solo occasionalmente ammette l'ingresso in scena di personificazioni, ma sempre con un ruolo estremamente limitato) diviene - ad esempio sotto l'influenza dei commenti a Virgilio che interpretano allegoricamente l'ethos dei diversi personaggi - prima un epos i cui personaggi si identificano in gran parte con una virtù od un vizio (come accade per l’epica di età Flavia) e infine, con la “Psychomachia” di Prudenzio, un epos agito esclusivamente da personaggi allegorici.

Personificazioni allegoriche giocano un ruolo importante anche nell'iconografia, per cui il rapporto fra testi letterari e reperti archeologici costituisce un elemento particolarmente stimolante nell'analisi del ruolo giocato dalla personificazione allegorica nella storia della cultura antica. Si potrebbe aggiungere inoltre che il rapporto fra personificazione e iconografia è ancora più profondo, insito cioè nelle istanze di visualizzazione connaturate con la creazione di un corpo e di un prosopon virtuale per concetti che ne sono sprovvisti: l’iconografia risulta dunque per lo più secondaria a un’iconizzazione concettuale e virtuale, che a sua volta sfrutta le convenzioni e il sistema di attese create dalla precedente tradizione iconografica.

A questa serie di interrogativi teorici ed esegetici che il tema della personificazione pone nella letteratura e nella cultura antica ha cercato di dare delle risposte il Seminario internazionale della scuola di dottorato in Studi letterari, linguistici e filologici organizzato presso la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento l’1 e 2 dicembre 2011, in cui alla relazione iniziale di due colleghi di Scienze cognitive, che riallacciandosi alla dottrina aristotelica ha posto interessanti provocazioni teoriche, hanno fatto seguito le stimolanti analisi di antichisti italiani e stranieri, che hanno messo a fuoco, con un ampio e diversificato ventaglio di approcci, gli interrogativi suscitati dalla presenza di personificazioni nella cultura antica tanto letteraria quanto iconografica.