ENTRARE NEL MERCATO DEL LAVORO

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"Coaching the Talent": un corso per superare le prime difficoltà nell'impiego destinato a laureandi e neolaureati
di Serenella Panaro

Il talento dimora in ciascuno di noi, ma spesso rischia di non germogliare e di non essere allenato, perché tendiamo a sottovalutarlo o non ne abbiamo piena consapevolezza.

Ciò è particolarmente grave per i neolaureati che vivono l’uscita sul mercato del lavoro sentendo di possedere un ricco bagaglio di conoscenze, ma pochi strumenti specifici per riconoscere ed esprimere il proprio potenziale e cogliere opportunità professionali e personali. Il percorso “Coaching the Talent”, è nato quindi per anticipare delle risposte ad esigenze assai sentite da chi neoassunto o tirocinante, entra nel mercato del lavoro per la prima volta: dover riuscire in tempi rapidi a comprendere il contesto aziendale,spesso complesso, in cui si è inseriti, i suoi ritmi, le regole non scritte e quindi riuscire al contempo ad adattarsi e trovare un proprio ruolo e una modalità di influenzamento efficace.

Un momento del percorso “Coaching the Talent"Questa prima edizione, promossa dall'ateneo e organizzata dall'Ufficio Placement che si è svolta tra aprile e maggio 2011, ha coinvolto 14 partecipanti, ed è stata dedicata principalmente a studenti e laureati in Economia e ICT.
L’articolazione in più giornate è stata scelta per costruire tappe di apprendimento intensivo in gruppo, intervallandole a momenti di riflessione individuale su quanto emerso in aula.

Gli studenti si sono cimentati con reali assessment d’ingresso in azienda, durante i quali, attraverso un’intensa attività laboratoriale svolta con Alessandra Gizzi e Stefano Egitto, Coach ed esperti di valutazione, hanno lavorato sulle soft skills più ricercate dalle aziende, e più concretamente, sperimentato in quali comportamenti si declinano e sono valutate. Nei successivi incontri, testimonial aziendali di Sony e di Telespazio hanno smontato il meccanismo dal di dentro, spiegando attraverso casi ed esperienze concrete perché, e in che modo, ciascuna competenza viene ritenuta importante e valorizzata in azienda, non solo in entrata ma durante tutto il percorso professionale.

Un momento del percorso “Coaching the Talent"Come dichiarato nel titolo stesso dell’iniziativa, strumento e fil-rouge di tutto il percorso è stato l’“approccio di Coaching”: strumento condiviso e sperimentato nella professione dagli organizzatori, i formatori e i testimonials intervenuti.
Durante la tappa di training dedicata al coaching, gli studenti hanno acquisito strumenti per trovare rapidamente chiavi di lettura, consapevolezza, e sperimentato tecniche di ascolto attivo e linguaggio efficace. Inoltre, durante le 3 sessioni individuali di coaching di un’ora ciascuna, loro riservate, hanno rielaborato quanto emerso in aula, accelerando la crescita di consapevolezza del proprio bagaglio “soft”.

Perché un approccio di Coaching?
Rispetto alla formazione tradizionale, focalizzata maggiormente sulla modalità e sul contenuto da erogare, il coaching si concentra sulla persona, appare quindi molto utile per gli studenti in quanto ne riconosce come importante lo sviluppo delle capacità e l’esigenza di diventare progressivamente attore e non solo spettatore del contesto lavorativo.
Attraverso la metodologia del coaching si “impara ad imparare”, acquisendo consapevolezza del proprio bagaglio di conoscenze, capacità, competenze, imparando a riconoscere gli ostacoli e le risorse, sviluppando soluzioni alternative e strategie che consentano di tradurre rapidamente in azione quanto appreso. Il coaching è un'attività che da oltre vent’anni le aziende utilizzano per far esprimere il potenziale alle proprie risorse, alzare i livelli di performance e raggiungere gli obiettivi stabiliti. Nell’ottica dello sviluppo del talento, il coaching è quindi un efficace linguaggio e terreno comune di collaborazione tra l’azione aziendale e universitaria.

Fabiano Vivori, Senior Manager Business Strategy Office di VAIO and Mobile of Europe – SONY, intervenuto al "Coaching the Talent" ci ha spiegato:
“La scuola e l'università italiane forniscono una base teorica molto buona per la forma mentis e la flessibilità dal punto di vista delle "hard skills". Le "soft skills" tuttavia vengono da una lato poco trattate, dall'altro sono fondamentali per sentirsi a proprio agio in azienda, dare il meglio di sé usando tutte le hard skills apprese e riuscire ad emergere. Per questo motivo ho partecipato molto volentieri all'iniziativa “Coaching the Talent”. La ritengo molto importante per aiutare gli studenti ad approcciarsi al mondo del lavoro con un'idea a 360° di quali sono le competenze necessarie. Credo che iniziative di questo genere, purtroppo molto rare nel loro genere e non implementate sufficientemente anche all'interno delle stesse aziende, debbano essere sfruttate al massimo dagli studenti e supportate da università e imprese. Un plauso all'Università di Trento per essersene fatta promotrice.”

Come si lavora con un coach?
Il coach agisce come un enzima, un catalizzatore che facilita il cambiamento, orientando le energie dello studente nella direzione della massima espressione delle sue potenzialità. In aula il coach approach permette di trasmettere con i contenuti anche una modalità di comportamento che facilità l’autonomia e la responsabilità. Attraverso una formazione all’uso dell’approccio di coaching gli studenti imparano a fare proprio il metodo, e a trasferirlo nella propria modalità di comunicazione e lavoro con i colleghi.

Seguendo il metodo Socratico, durante gli incontri individuali il coach ascolta lo studente (il coachee) ponendo domande. Il coach non da consigli né soluzioni già pronte al coachee. Questo tipo di interazione induce la persona a individuare e a prendersi carico responsabilmente degli obiettivi che intende raggiungere,individuare le risorse da sviluppare e potenziare, ma soprattutto definire e seguire un piano d’azione per il raggiungimento delle proprie mete.
I nostri laureati hanno lavorato quindi singolarmente e in gruppo, ponendosi molte domande e trovando conferme sulle proprie passioni, il proprio stile di comunicazione, i punti di forza dai quali partire per costruire il proprio futuro professionale. Ma sopratutto, anche grazie agli interventi aziendali, hanno capito quanto, a fronte di una grande conoscenza tecnica, sia da non sottovalutare e, anzi,  da sviluppare anche una forte capacità comunicativa per lavorare al meglio con gli altri e soprattutto per condividere la conoscenza all’interno dell’azienda, il tema molto attuale e strategico, portato in aula da Stefania Tomassi, responsabile Sviluppo Risorse Umane in TELESPAZIO. Osservare e riconoscere i propri comportamenti, e anche quelli degli altri, permette di non esprimere giudizi avventati , imparare a riconoscere i benefici del saper dare e ricevere un feedback di qualità, e soprattutto non spaventarsi, ma imparare a fronteggiare i rischi e le sfide professionali.