TESORI CHE RITORNANO

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I contenziosi internazionali per la restituzione di opere d’arte. Uno dei temi trattati al “Caffè scientifico” di ateneo
di Elisabetta Brunelli

Proprio nei giorni in cui la Venere di Morgantina dopo 33 anni tornava nella “sua” Sicilia dal J. Paul Getty Museum di Malibù, a “Farsi UN’Idea - Il Caffè scientifico dell’Università di Trento” si è parlato di “Tesori che ritornano. I musei internazionali alle prese con la restituzione delle opere d’arte”. La statua di due metri e venti scolpita tra il 425 e il 400 avanti Cristo probabilmente da un discepolo di Fidia operante nella Magna Grecia, e che ora si trova nel museo di Aidone (in provincia di Enna), insieme ad altre opere famose ha accompagnato i partecipanti all’incontro in un viaggio tra tesori rubati o esportati illecitamente o confiscati e poi restituiti al Paese, alla collezione o alla famiglia cui originariamente appartenevano. Alessandra Galizzi Kroegel ha raccontato numerose storie di restituzioni, nelle quali il fascino del tempo e dell’arte s’intreccia con notevoli interessi economici e delicate relazioni internazionali. Il pubblico per oltre un’ora ha seguito l’incontro quasi con il fiato sospeso, ma è anche intervenuto con domande e curiosità. L’appuntamento si è svolto il 31 marzo al Caffè Città di piazza Cesare Battisti (programma degli incontri e altro materiale sono disponibili sul sito del “Caffè scientifico”).

Alessandra Galizzi KroegelL’ospite era Alessandra Galizzi Kroegel, ricercatrice al Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali e docente di Museologia e Storia della critica d'arte al corso di laurea in Beni culturali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Galizzi Kroegel ha indicato la restituzione allo Stato italiano della Venere di Morgantina come uno fra i casi più eclatanti. “Dopo un lungo e sofferto contenzioso - ha sottolineato - , essa è tornata in patria proprio lo scorso 17 marzo, festa nazionale dell’Unità d’Italia”.
Ha poi ricordato come anche la città di Trento sia “stata teatro di un emozionante caso di restituzione: nel novembre 2010 il Museum of Fine Arts di Boston ha riconsegnato al Museo Diocesano Tridentino un prezioso ricamo boemo del XIV secolo. Il ricamo tra il 1940 e il1945 era stato rubato dalla sacristia del Duomo. Faceva parte di una serie di almeno 6 ricami raffiguranti scene della vita di San Vigilio. Esportato illegalmente, era stato poi acquistato in buona fede dal Museum of Fine Arts di Boston. Domenica Primerano, vicedirettore del Museo Diocesano Tridentino, è riuscita, con intelligenza e diplomazia, a farsi restituire il ricamo dimostrando che apparteneva a Trento”. L’ospite ha, poi, precisato: “Il ritorno della Venere di Morgantina e del ricamo di San Vigilio era legittimato dal fatto che le opere fossero state esportate illecitamente in seguito a furto. Ma la casistica delle restituzioni museali è più varia e complessa: riguarda anche le opere sottratte come bottino di guerra, quelle confiscate alle vittime del Nazionalsocialismo e, infine, i reperti archeologici esportati in epoche in cui la legislazione dei Paesi che ospitavano gli scavi non era sufficientemente vigilante e protettiva”.

Come esempio di bottino di guerra, si è soffermata sul  tesoro di Priamo del terzo millennio a. C., scoperto da Heinrich Schliemann e portato all’Hermitage di San Pietroburgo, “Dal quale - ha denunciato - non è stato ancora restituito”.
La dottoressa ha, poi, passato in rassegna le vicende dei  marmi di Elgin, del V secolo a. C., provenienti dal  fregio del Partenone, oggi al British Museum di Londra; del busto di Nefertiti, del XIV secolo a. C., custodito al Neues Museum di Berlino; della sfinge di Hattuscha, datata XIV-XIII secolo a. C., oggi al Pergamonmuseum di Berlino e del quadro “Scena di strada berlinese”, dipinto da Ernst Ludwig Kirchner nel 1913, attualmente alla Neue Galerie di New York (in precedenza al Brücke Museum di Berlino).

Parlando, invece, di restituzioni di opere confiscate, Galizzi Kroegel ha indicato il caso Kaumheimer, che da Trento fece notizia in varie parti del mondo. Era il 1939 quando 69 statuette di grande pregio e valore (manifattura di Meissen, XVIII secolo), vennero confiscate a Julius Kaumheimer, ebreo tedesco rifugiatosi a Merano due anni prima, mentre questi era in procinto di lasciare l’Italia per gli Stati Uniti. “Questa bellissima collezione è stata depositata per anni al Castello del Buonconsiglio fino a quando, nel 2002, la Provincia di Trento ha generosamente deciso di restituirla alla Comunità ebraica. La Comunità, successivamente, ha ritrovato gli eredi Kaumheimer negli Stati Uniti e ha restituito loro la collezione e loro l’hanno immessa sul mercato”. Ha, quindi, ricordato l’impulso alla restituzione di opere d’arte agli eredi  di vittime dell’Olocausto dato dalla conferenza internazionale di Washington, che si tenne nel 1998 e alla quale parteciparono 44 Paesi. “Ci sono addirittura degli studi legali specializzati - ha raccontato - che cercano gli eredi e propongono loro di fare causa, soprattutto a musei tedeschi, perché restituiscano le opere appartenute ai loro familiari. Negli ultimi dieci anni sono state immesse nel mercato opere con cifre da capogiro”.