L'asilo nido dell'Università, foto Agf Bernardinatti

LINGUE STRANIERE AL NIDO

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All’asilo di ateneo un progetto in collaborazione tra educatori e genitori
di Barbara Ongari e Sabine Stricker

“L’occhio porta l’uomo nel mondo, l’orecchio introduce il mondo nell‘uomo” (L.Oken in C. Frühauf & C. Werner Hört mal, was da klingt, Münster, 2006)

Da tre anni ormai prosegue al Nido dell’Università di Trento un progetto teso a valorizzare il patrimonio linguistico delle famiglie di altre nazionalità, che mira a coinvolgerle attivamente nelle attività educative, sulla base del principio pedagogico ispiratore della partnership tra genitori ed educatori. Gli obiettivi sono molteplici: educare i bambini al plurilinguismo, sensibilizzare i genitori a vivere consapevolmente il proprio essere bi/plurilingue come una risorsa per tutti e trasmettere un messaggio positivo di curiosità verso tutte le lingue. Considerate le caratteristiche dello sviluppo nei primi tre anni di vita, l’obiettivo non è certo quello di insegnare ai bambini altre lingue, quanto invece di permettere loro di condividere precocemente e di vivere come una ricchezza la presenza di persone che parlano lingue diverse.

Merende in lingua al nido, foto archivio Università di TrentoNel dibattito sull’apprendimento della seconda lingua è ben noto il dubbio circa l’opportunità di insegnare a bambini così piccoli una lingua straniera, nel timore che si generino difficoltà di comprensione o confusione fra diversi codici, il che richiederebbe di ricorrere a traduzioni o semplificazioni dell’input linguistico. L’assunto educativo alla base del presente progetto consiste invece nel promuovere nei bambini, fin da molto piccoli, un atteggiamento di apertura nei confronti delle persone che parlano altre lingue e di motivazione a comunicare con loro. Questo può avvenire tramite il contatto con adulti che si propongono a loro volta come persone interessate a sperimentare e a sperimentarsi sul piano linguistico, attraverso piccoli gesti quotidiani che trasmettano messaggi di disponibilità all’uso (anche rudimentale) di un altro lessico, senza timore di non esprimersi perfettamente. Tramite la presenza attiva, a turno, di un genitore di madrelingua tedesca, inglese, francese o spagnola che prende parte alla quotidianità del Nido, ogni lingua viene vissuta nel gioco, nella lettura, nel canto o mentre si fa uno spuntino. La presenza di un genitore è un evento particolarmente gradito ai bambini, che attira la loro attenzione ed entra rapidamente a far parte dell’esperienza educativa. In quanto ospite e non coreografo, il genitore non è tenuto ad una preparazione tecnica specifica, ma deve semplicemente cogliere l’interesse e le dinamiche del momento, partecipando alle attività nella propria lingua madre. L’educatrice è presente in un ruolo di partecipazione e di supporto. Sono i bambini a scegliere come giocare e si è osservata la facilità con cui interagiscono con persone che si esprimono con suoni e parole sconosciuti.

L'asilo nido dell'Università di Trento, foto Agf BernardinattiSappiamo come l’abilità di ascolto attivo e consapevole stia alla base dell’apprendimento delle lingue, sia della lingua madre che di quelle straniere. L’esperienza dimostra come la non comprensione di una nuova lingua non rappresenti un ostacolo all’interazione, dato che anche nella propria lingua madre i bambini piccoli non comprendono sempre nel dettaglio il significato di ogni singola parola. La loro comprensione dei messaggi e delle situazioni è globale e passa attraverso tutti i sensi, le esperienze corporee, le emozioni e le rappresentazioni mentali associate. La comunicazione è un’esperienza globale ed è basata sulla percezione complessiva dell’atmosfera di una determinata situazione, da cui nascono supposizioni e ipotesi intuitive nell’obiettivo di comprenderla meglio. Si è osservato come i bambini di questa età partecipino volentieri a proposte ed interazioni nuove, cogliendo il contesto nella sua articolazione, a volte semplicemente ripetendo una parolina in nuova lingua e gustandone il suono nella bocca. L'asilo nido dell'Università di Trento, foto Agf BernardinattiGrazie alla loro curiosità e motivazione diventano rapidamente esperti nell’acquisizione linguistica e sanno mettere in atto strategie per convivere attivamente con altre modalità comunicative attraverso il gioco. Non imparano altre lingue, ma semplicemente incontrano codici linguistici diversi dal proprio, di cui possono cogliere, prima che la specificità dei contenuti, gli aspetti percettivi legati alla prosodia, all’intonazione e alla fonemica, la cui scoperta è mediata dal tramite affettivo della lingua parlata dai genitori. Con le parole di Tracey Tokuhama-Espinosa, esperta di multilinguismo : “Parents ‘think’ a language, young children ‘sense’ it” (The multilingual mind, Londra, 2003).

Questo progetto in partnership, che integra le attività normalmente proposte al Nido consistenti nella lettura di immagini con titolazione in diverse lingue straniere, sta mostrando la propria valenza educativa in quanto iniziativa co-costruita tra Nido e famiglie. Il risultato più interessante è che i bambini possono fare  l’esperienza di una gioiosa contaminazione di linguaggi tra educatrici e genitori.