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DOPO GUTENBERG, GOOGLE BOOKS?

in
Libri digitali e diritto d’autore. I Lawtech Seminars del Dipartimento di Scienze giuridiche
di Rossana Ducato

"Difficile da vedere, il Lato Oscuro è…”. Questo, almeno, nel caso dell’opera titanica intrapresa da Google per la creazione della biblioteca d’Alessandria digitale. Con “Google Books” (Google Libri) il motore di ricerca numero 1 al mondo sta, infatti, realizzando l’ambizioso progetto di digitalizzare il patrimonio librario di intere biblioteche, rendendo accessibile un immenso tesoro sapienziale a chiunque disponga di un collegamento Internet.
Nello specifico, Google Books si compone di due programmi paralleli: con il “Partners Programme” vengono conclusi accordi con gli editori, mentre con il “Library Project” - quello più problematico - si procede alla scansione massiva delle opere presenti nelle biblioteche aderenti allo specifico programma. Questa scansione, operata con tecnologie all’avanguardia (non distruttive), se da un lato aiuta la conservazione della memoria culturale, dall’altro entra in attrito con i diritti di copyright di autori ed editori.

L’iniziativa di Google non riguarda soltanto le opere in pubblico dominio, integralmente consultabili e scaricabili ma, sotto l’egida del fair use, si estende a quelle coperte da copyright, di cui vengono visualizzati solo degli estratti (snippets), e alle c.d. opere orfane. Su queste ultime, che rappresenterebbero il 75 % dei volumi scansionati, si addensano le maggiori ombre nonché le più allettanti prospettive di business. Si tratta di quelle creazioni fuori mercato e i cui titolari di copyright non sono facilmente rintracciabili. Google Books, facendo leva sui punti deboli delle regole relative alla durata del copyright (generalmente, tutta la vita dell’autore più ulteriori 70 anni) ed alla registrazione – e, quindi, all’identificazione – dell’opera, si è elevato a tutore degli “orphan books” e li ha resi disponibili online.

Tale operazione non poteva che suscitare la reazione dei vari stakeholders che nel 2005 hanno, infatti, trascinato Google Books sul banco degli “imputati” con una class action. La controversia è per ora sfociata in un accordo transattivo c.d. Google Books Settlement (2008) confluita poi nell’Amended Settlement Agreement (2010) per il quale è atteso il giudizio di eventuale convalida da parte della Southern District Court di New York.
Sulle croci e delizie di Google Books e del suo Settlement sono stati chiamati a interrogarsi esponenti del mondo accademico nella duplice veste di autori/fruitori, rappresentanti dell’editoria e dei centri bibliotecari in occasione dell’Intellectual Property Day (IP DAY)”, organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche e dalla Divisione Supporto Ricerca scientifica e Trasferimento tecnologico dell’Università di Trento e tenutosi lo scorso 25 ottobre presso la Facoltà di Giurisprudenza nell’ambito dei “LawTech Seminars 2010”.

Il dibattito ha messo in evidenza come la rivoluzione apportata dalle tecnologie digitali stia ridisegnando nuovi equilibri e nuovi rapporti di forza nelle architetture giuridiche ed economiche del diritto d’autore, proponendo sulla scena globale inediti attori ed intermediari della trasmissione della conoscenza. Google, il più importante gestore di metainformazioni, sta sbaragliando i suoi predecessori legati al mercato delle copie tangibili delle opere dell’ingegno. Siamo forse di fronte ad un ricorso storico: dopo Gutenberg, Google Books? È il canto del cigno del copyright o è la riproposizione sotto mentite spoglie di un mercato editoriale solo più monopolistico? La conclusione che sembra emergere è che la digitalizzazione abbia esacerbato la secolare tensione tra libero accesso alle opere e barriere imposte dagli intermediari dei contenuti.
Ad animare il dibattito le voci di Roberto Pardolesi, Antonella De Robbio, Massimiliano Granieri, Piero Attanasio, Simonetta Vezzoso, Andrea Rossato, Giovanni Pascuzzi e Roberto Caso.

Il video del dibattito è disponibile sull’archivio del Portale dei Giuristi dell’ateneo: http://www.jus.unitn.it/services/arc/2010/1025/home.html.