Università di Trento, Relazioni internazionali, ved. galleria fotografica

TRENTO, UN ATENEO INTERNAZIONALE

in
Cooperazione e accordi di eccellenza con università leader nel mondo
intervista di Marinella Daidone a Carla Locatelli

L’Università di Trento sta sviluppando da anni una vocazione internazionale che è entrata a far parte in modo significativo delle politiche di ateneo. Ne abbiamo parlato con il prorettore per il coordinamento delle attività inerenti le relazioni internazionali, Carla Locatelli.

Professoressa Locatelli, nell’ultima indagine Censis sulle università italiane, Trento ha ottenuto il primo posto assoluto. Tra i punti di forza dell’ateneo emerge il parametro relativo all’internazionalizzazione, tanto che il quotidiano “La Repubblica” del 13 luglio scrive “l’università di Trento è diventata la più internazionale d’Italia”. Come commenta questo risultato?
Il fatto che un quotidiano nazionale come “La Repubblica” scriva che siamo l’università più internazionale d'Italia è una grande soddisfazione per tutti noi. È un riconoscimento della realtà in cui operiamo, coi nostri ideali e contro ogni provincializzazione.
Ovviamente il merito non è solo della leadership, che comunque a Trento ha deciso di investire moltissimo sull'internazionalizzazione da almeno 15 anni, ma è soprattutto il risultato della condivisione dei valori dell'internazionalizzazione da parte di molti docenti e ricercatori che si impegnano in prima persona: colleghi, direttori di Dipartimento che operano per sviluppare progetti di ricerca in campo internazionale, presidi che incoraggiano la mobilità attraverso le doppie lauree e programmi come Erasmus e Erasmus mundus e si stanno impegnando insieme alle facoltà per sviluppare corsi di laurea magistrale e master in lingua inglese.
Davvero tanti docenti credono che sia una nostra responsabilità offrire opportunità formative internazionali ai nostri studenti, per renderli sempre più adeguati alla globalizzazione del mondo in cui vivranno e lavoreranno.

La vocazione internazionale è un settore trasversale che interessa tutte le facoltà dell’ateneo. Quali sono le ultime iniziative in cantiere?
È difficile dire quali siano le iniziative a cui stiamo lavorando perché sono talmente tante che un elenco sarebbe riduttivo e poco rappresentativo.
Ciò che vorrei sottolineare è che oggi siamo in grado di darci dei parametri molto selettivi per le nostre attività, che si svolgono con atenei valutati almeno nei primi 400 del mondo dal QS Times ranking e che prevedono non solo rapporti di mobilità "stagionale", ma rapporti istituzionali come ad esempio quelli instaurati attraverso le doppie lauree con moltissime università europee e con istituzioni extraeuropee tra cui la Tongji University di Shanghai o il Georgia Tech di Atlanta. Inoltre, i nostri accordi prevedono quasi sempre una componente di ricerca condivisa, testimoniata da pubblicazioni, supervisioni congiunte di progetti di dottorati in co-tutela e realizzazione di progetti specifici a beneficio dei Paesi coinvolti.

Cosa si intende per “internationalization at home”?
"Internationalization at home" significa, a livello profondo, concepire la nostra università come una realtà che si definisce non solo in rapporto all'Italia, ma in rapporto ad un orizzonte europeo e mondiale.
Noi abbiamo un numero notevole di professori e ricercatori non italiani e allo stesso tempo abbiamo anche molti nostri professori e ricercatori che hanno rapporti con istituzioni di ricerca e di insegnamento stranieri. In entrambi i casi le percentuali per il nostro ateneo sono ben più alte rispetto alla media italiana; questi sono segni di una reciprocità culturale che onora i nostri partners e che ci onora al contempo.
Inoltre, il fatto di inserire studenti e ricercatori che provengono da tutto il mondo nelle nostre strutture accademiche e culturali, e anche nei nostri centri abitativi, con la collaborazione dell’Opera universitaria, indica che l'aria che si respira a Trento è aria di mondo e non di paese.

Ci sono aree geografiche con cui l’ateneo ha rapporti privilegiati? L’Europa è ancora il nostro punto di riferimento o dobbiamo pensare in modo più globale?
L'ateneo - come ho detto - è aperto a tutto il mondo. L'Europa resta il nostro punto di riferimento primario, in senso storico e numerico, ma certamente non è l'unico. Dall'Asia - Sud Est Asiatico, Cina, India - e dall'Australia abbiamo avuto le risposte più calorose e di alto profilo accademico. Rispondere a queste sollecitazioni e crearne altre sono il nostro compito "normale". Siamo fortemente impegnati in questo senso.
Anche i rapporti con l'America Latina vanno concepiti in maniera innovativa: non solo considerando i ranking di eccellenza cui abbiamo accennato (come nostra imprescindibile caratteristica per stabilire accordi), ma anche come area di collaborazione su discipline non molto praticate prima.
Inoltre, resta la dimensione di cooperazione internazionale che abbiamo sviluppato, sia con l'America Latina che con l'Africa. Infatti, non dobbiamo dimenticare che l'internazionalizzazione del nostro ateneo corre su un doppio binario: quello degli accordi di eccellenza con università leader nel mondo e quello della cooperazione internazionale.

Nei giorni scorsi è stato ricevuto in Rettorato il ministro per gli affari multiculturali del South Australia. Cosa è emerso da questo incontro?
Aver ricevuto in ateneo il ministro Grace Portolesi, in rappresentanza del primo ministro del South Australia, ha confermato il trend di eccellenza e selettività che pratica il nostro ateneo.
La visita si inseriva in un contesto più ampio, che ha visto la firma di un memorandum tra la Provincia autonoma di Trento e il Governo del South Australia. Per l’ateneo si tratta di sviluppare e approfondire rapporti scientifici e culturali già proficuamente avviati con questo Paese.
Da oltre 10 anni la Facoltà di Scienze (e in particolare i professori Antonio Zecca e Giuseppe Dalba del Dipartimento di Fisica) ha rapporti di collaborazione sia nel campo della ricerca che in quello della mobilità con la Flinders University di Adelaide. Con la visita del ministro è stato fatto un ulteriore passo per allargare i rapporti ad atenei e ad aree diverse, tra cui nanotecnologie, sociologia, ingegneria ambientale e studi culturali.
Il ministro Portolesi ha espresso inoltre un significativo interesse per la monografia della nostra docente Francesca Di Blasio sulla letteratura aborigena, che verrà tradotta da loro per il pubblico anglofono australiano.

Lo scorso febbraio a Bangkok, lei è stata nominata con voto unanime presidente di Asea Uninet. Cosa ci può dire di questo network e dell’incarico che le è stato affidato?
L’Asean-European Academic University Network è una rete che intende promuovere la cooperazione accademica ed il partenariato tra Europa ed Asia attraverso attività congiunte nel campo della ricerca e della formazione con scambi, borse di studio ed altre attività.
Il network riunisce circa 60 Università europee e del sud est asiatico selezionate; infatti per venire ammessi ad Asea Uninet vengono richiesti alcuni importanti requisiti minimi come ad esempio un determinato ranking e lo svolgimento di programmi di PhD.
Da anni il coordinamento nazionale per l’Italia di questo programma è affidato all'Università di Trento. La mia elezione a Chair con voto unanime è un segnale del rispetto e della considerazione che il nostro ateneo si è guadagnato, non sono in Italia ma anche nel mondo.
Io spero che questo trend positivo continui e naturalmente il mio obiettivo è fare tutto il possibile perché ciò avvenga.