Poggioli lungo Leno (particolare). Foto Nicola De Pisapia

LA PSICOLINGUISTICA OLTRE LE FRONTIERE

in
Un settore interdisciplinare che coniuga psicologia e medicina, linguistica e neuroscienze
di Francesco Vespignani

Il 24 e 25 giugno 2010 si è tenuto, presso la Facoltà di Scienze cognitive di Rovereto, un workshop dal titolo “Psycholinguistics Across The Borders”, organizzato con il supporto dell’Associazione Italiana di Psicologia, la Fondazione Marica de Vincenzi o.n.l.u.s., il Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione e la Facoltà di Scienze cognitive.

Il titolo scelto per l’iniziativa voleva esprime un duplice intento: quello di superare sia i confini geografici che disciplinari. Da una parte i “borders” sono intesi come confini geografici: il convegno è stato, infatti, un’occasione di incontro fra ricercatori italiani e stranieri e ha sottolineato le solide relazioni internazionali della comunità degli psicolinguisti italiani. Relazioni rese ancor più intense negli ultimi anni dall’emigrazione di molti giovani presso laboratori stranieri; fatto di per sé positivo, se non fosse spesso dettato dalla carenza di fondi che non permettono lo sviluppo della carriera scientifica nel nostro paese. In tal senso una delle finalità del convegno è stata quella di fornire ai molti ricercatori italiani che operano all’estero, e ai pochi stranieri che operano in Italia, un’occasione di (ri)allacciare contatti e collaborazioni.

Una differente accezione di “borders” si riferisce ai confini disciplinari: se la psicolinguistica è un settore di ricerca coeso delle scienze cognitive, è anche una disciplina difficile da incasellare all’interno di suddivisioni settoriali del sapere. Lo studio dei processi cognitivi legati all’apprendimento, alla produzione e alla comprensione del linguaggio è necessariamente connesso alle scienze della comunicazione, alla linguistica teorica, alle neuroscienze e alla medicina. Anche in relazione agli altri settori della psicologica sperimentale la psicolinguistica gioca spesso un ruolo di confine in quanto i processi legati all’elaborazione linguistica non possono prescindere dalle conoscenze relative al funzionamento della memoria, della percezione, dell’attenzione e della consapevolezza.

I contributi orali e attraverso poster, selezionati con una procedura di peer-review, hanno spaziato dall’influenza che il linguaggio ha nei processi percettivi, ai processi coinvolti nel riconoscimento di parole, all’elaborazione sintattica e semantica di frasi, sia in soggetti sani che in pazienti neurologici. Gli studi presentati hanno mostrato come l’integrazione dei classici metodi della psicologia sperimentale con le tecniche di analisi della fisiologia cerebrale possano dialogare efficacemente con i sofisticati costrutti teorici sviluppati dalla linguistica. Di particolare interesse sono state le lezioni magistrali di François-Xavier Alario e di Manuel Carreiras.

Alario, professore presso l’Università di Aix-Marseille (Francia), ricercatore presso il CNRS e attualmente ospite del Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento (CIMeC), ha affrontato la relazione fra i particolari processi di selezione di una parola quando si vuole produrla ed i meccanismi attentivi di selezione dell’informazione rilevante in altri ambiti della cognizione. Manuel Carreiras, direttore scientifico del neonato Basque Center on Cognition, Brain and Language (Donostia, Spagna) ha presentato invece una serie di studi sui correlati fisiologici dell’acquisizione della sintassi di una seconda lingua.
Al convegno hanno partecipato più di 60 ricercatori provenienti da 28 differenti università o istituzioni di ricerca dei quali 13 stranieri.