La Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento

QUALE RUOLO PER LA DEMOCRAZIA?

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La riflessione di Aldo Schiavone ospite alla Facoltà di Lettere e Filosofia
di Elvira Migliario

La democrazia, nata “fra Oriente e Occidente” più di venticinque secoli orsono, e risorta dopo un lungo oblio all’alba dell’età moderna, fino a diventare la forma politica di riferimento anche per aree extraoccidentali sempre più ampie, deve essere ripensata e riadeguata alle sfide epocali che la post-modernità ci propone: così potrebbe sintetizzarsi, con parole inevitabilmente riduttive, la lezione tenuta il 22 aprile da Aldo Schiavone per il seminario interdisciplinare “Spazi e forme della convivenza”, attivato presso la scuola di dottorato in Studi umanistici.

Il professor Schiavone ha ripercorso la vicenda plurimillenaria della democrazia nelle sue tappe salienti, a partire dalla nascita, legata indissolubilmente al sorgere della politica stessa, al punto che l’una e l’altra ai loro primordi sono sovrapponibili sino a identificarsi. La politica inventata dal mondo greco è infatti esercizio del potere che, con l’apparire della polis, viene tolto al palazzo e portato sulla piazza: dunque il sorgere della politica presuppone necessariamente la compresenza della città e della democrazia, le cui caratteristiche fondanti sono la trasparenza dei meccanismi decisionali e l’eguaglianza del corpo civico di fronte alla legge (isonomia). Poiché inoltre democrazia è la forza del potere popolare disciplinata dalla legge, l’altro caposaldo su cui si costruirà la società occidentale sarà non a caso il diritto, il ius inventato a Roma nel V secolo a. C.

Nella ricostruzione proposta da Aldo Schiavone, il nesso fra politica e democrazia si è spezzato dopo aver segnato la prima fase di vita di entrambe, per ricostituirsi infine in età moderna, a innervare quella lunga età delle rivoluzioni che si accompagna alla trasformazione grandiosa apportata dall’industrializzazione; allora l’idea democratica si è tradotta nella teorizzazione o nell’attuazione di forme di eguaglianza che sono figlie della società industriale e che oggi, al termine della fase storica connotata proprio dal binomio rivoluzioni/industrializzazione, si stanno rivelando inadeguate. La società post-moderna si trova infatti a affrontare una nuova grande rivoluzione, quella tecnologica, che richiede un imponente sforzo innanzitutto teoretico: abbiamo davanti a noi un futuro più-che-umano, o “oltreumano”, che si giocherà su bioingegneria, comunicazione e intelligenza artificiale.

E allora, quale ruolo per la democrazia? Ancora una volta, quello di governare le asimmetrie del potere, imponendone il bilanciamento tramite l’attuazione dei principi che l’hanno connotata fin dall’inizio della sua storia, vale a dire l’eguaglianza di fronte alla legge e la trasparenza dei meccanismi di gestione del potere. Una democrazia denazionalizzata e applicata a livello globale è oggi più che mai indispensabile al governo di una polis-mondo che voglia affrontare con successo le sfide della post-modernità.