DIVULGARE LE NEUROSCIENZE

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A Rovereto la terza edizione degli Aperitivi neuroscientifici proposti dal Centro Mente/Cervello
di Nicla Panciera

Servire la scienza all’ora dell’aperitivo. E' questo il significato degli Aperitivi neuroscientifici, i caffè scienza organizzati ormai da tre anni a Rovereto dal Centro Interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento e giunti alla loro alla terza edizione. Gli Aperitivi neuroscientifici sono diventati ormai un appuntamento fisso per molti cittadini interessati ai più recenti temi delle neuroscienze cognitive. Un campo vastissimo, che ha visto una rapida crescita negli ultimi decenni e che oggi si avvale di contributi di filosofia, sociologia, antropologia, psicologia, etologia, medicina, fisica, matematica, linguistica, ingegneria e computer science.

Condividere l’entusiasmo per la ricerca in questo settore in rapida evoluzione, promuovere le ricerche condotte presso il CIMeC ma anche aprire le porte dei laboratori e farne uscire gli scienziati, dando la possibilità ai presenti di vederli alle prese con problemi di grande complessità e magari cercare di capire, attraverso il dibattito e lo scambio di opinioni, in che modo la scienza prende una direzione piuttosto che un’altra. Sono questi gli obiettivi principali degli Aperitivi neuroscientifici, eventi che si inscrivono nel più grande network di discussione pubblica della scienza, quello dei caffè scienza. Infine, essendo la ricerca finanziata con denaro pubblico, comunicare le proprie attività e i risultati delle proprie ricerche è ormai percepito come un dovere morale da parte degli scienziati stessi.

Gli ospiti delle tredici serate svoltesi finora alla caffetteria Le Arti del MART sono stati perlopiù ricercatori del Centro che hanno parlato di numerosi temi: dalle capacità mentali degli esseri senza linguaggio, come bambini e animali, alla percezione corporea, dalla multisensorialità al rapporto tra arte e neuroscienze, dalla neuro economia agli errori di ragionamento e basi neurali del linguaggio, dall’invecchiamento del cervello ai computer intelligenti, dalle dinamiche del processo decisionale fino alle interfacce uomo-macchina. Insomma, argomenti suggestivi, accattivanti, frequentemente riportati dai media e abbastanza generali da permettere diverse possibili declinazioni, in parte stabilite dal pubblico stesso, che con interventi e domande ha potuto indirizzare le riflessioni dell’ospite. Quello che si è venuto a creare spesso è stato un rapporto paritario tra dialoganti, anche per la giovane età in media degli esperti e complice anche il clima conviviale che si è creato tra sconosciuti che mangiano e bevono seduti ad uno stesso tavolo.

Incontrarsi in un locale pubblico per affrontare diversi argomenti, e in particolare temi filosofici, è una tradizione che risale a un lontano passato. Il più antico caffè parigino, il Cafè Procope, era frequentato da Voltaire, Robespierre, Honoré de Balzac, Victor Hugo e molti altri. Altri locali, come il Café de Flore o il Caffè Les Deux Magots, sono celebri per avere ospitato animate discussioni di celebri filosofi, come Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, o di letterati, come Ernest Hemingway e Albert Camus. Oggi i “Cafè Philo” hanno sostituito queste spontanee associazioni di intellettuali e vengono frequentati da persone di ogni estrazione sociale e culturale. Nel 1998, è Duncan Dallas a dare il via ai “Caffè scientifici”, con un annuncio esposto in un pub di Leeds: ”Al prezzo di una tazza di caffè o di un bicchiere di vino, chiunque può venire qui a discutere le idee scientifiche e gli sviluppi che stanno cambiando le nostre vite”. In un decennio, i caffè scienza si sono diffusi in tutto il mondo ed oggi sono presenti in tutti i continenti. Una vera esplosione che si spiega con un bisogno di chiarezza nella cittadinanza, anche più informata, ma confusa dalle spiegazioni fornite dagli esperti in televisione e sulla stampa, su alcuni temi molto dibattuti che hanno coinvolto il grande pubblico. Dopotutto, la scienza è tutt’altro che noiosa; è libera, interattiva, informale.

E così, a Rovereto, nell’arena di un caffè scientifico, seduti al tavolo davanti ad una bibita, i partecipanti come nuovi filosofi peripatetici affrontano collettivamente problemi ampi e universali e la conversazione si anima come in una moderna Agorà. Vi aspettiamo giovedì 25 febbraio alle 18 a Palazzo Istruzione a Rovereto, con Daniela Ovadia, giornalista scientifica, e Raffaella Rumiati, neuro scienziata, per parlare di come le neuroscienze e i media alimentino miti e false credenze sulle differenze di genere. (www.cimec.unitn.it/aperitivi)