AUTONOMIA E IDENTITÀ: IL CASO TIBET

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Un convegno ha messo a confronto esperienze di autonomie regionali. È intervenuto il Dalai Lama
di Jens Woelk

Da 50 anni i tibetani cercano una soluzione per la convivenza pacifica rispettosa della loro cultura, dopo l’occupazione cinese del Tibet e la fuga del Dalai Lama in India. Infatti, nonostante un accordo bilaterale sino-tibetano del 1951 e la successiva istituzione di una Regione autonoma che copre, tuttavia, solo una parte del Tibet storico, l’autonomia e il rispetto delle sue caratteristiche culturali e religiose distinte sono rimaste priva di sostanza. Dal 1985 il Dalai Lama non richiede più l'indipendenza del Tibet, ma una vera autodeterminazione per preservare ciò che è rimasto della sua cultura e garantire ai tibetani i diritti fondamentali. Per il suo impegno e l’espressa rinuncia alla violenza come strumento per raggiunger tale obiettivo, nel 1989 il Dalai Lama è stato premiato con il Nobel per la Pace.

Per comprendere meglio che cosa può significare l’autonomia in concreto, i tibetani studiano attentamente varie esperienze; da anni esistono numerosi contatti anche nella nostra regione, le due Province autonome sostengono diversi progetti di cooperazione con la comunità in esilio.
Dopo lo stallo nei contatti con il governo cinese e la rivolta con nuova repressione prima dei giochi olimpici nella primavera del 2008, un’assemblea ad hoc dei tibetani in esilio ha adottato, nel mese di novembre dello stesso anno, un “Memorandum per una genuina autonomia” sia come piattaforma per avviare una trattativa sia per rendere concreta l’idea dell’autonomia all’interno della Repubblica Popolare Cinese. Il memorandum è stato immediatamente respinto dal governo cinese.

Esattamente un anno dopo la sua adozione, il 16 e 17 novembre 2009, si è tenuto a Trento, presso il Palazzo della Provincia (sala Depero), il convegno internazionale "Autonomia regionale, identità culturale e integrazione multinazionale: esperienze comparate per il Tibet", organizzato dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Università di Trento e con il contributo dell'Accademia Europea di Bolzano (Eurac - Istituto per lo studio del federalismo e del regionalismo).
Obiettivo scientifico del convegno era mettere a confronto il disegno tibetano come espresso nel memorandum con altre significative esperienze di regionalismo, soprattutto europeo e canadese e con riferimenti ad esperienze asiatiche, oltre che di verificare la sua conformità al diritto costituzionale cinese vigente.

Alla tavola rotonda conclusiva, presso l’auditorium di S. Chiara, il XIV Dalai Lama è intervenuto nel dibattito sulle opzioni autonomistiche confrontandosi con i presidenti Dellai e Durnwalder, nonché con due rappresentanti della Catalogna e delle isole Åland. Il dibattito si è chiuso con l’impegno di costruire una rete di autonomie regionali nel mondo che sostengono l’autonomia per il Tibet, per dimostrare, attraverso il riferimento ad esperienze funzionanti e vissute, che la convivenza nella diversità non solo è possibile, ma addirittura positiva.