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ACCORDO ITALIA-LIBIA E DIRITTI DEI RIFUGIATI

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A Giurisprudenza un convegno sulla legislazione in materia di respingimento in mare degli stranieri
di Marco Pertile

La condizione del rifugiato e dello straniero, così come il divieto di respingimento dei migranti verso Paesi che ne mettano a rischio i diritti fondamentali, sono oggetto da tempo di dibattiti teorici e di studi approfonditi. Il diritto internazionale e il diritto comunitario disciplinano la materia sia attraverso obblighi derivanti da accordi internazionali, sia attraverso norme di diritto consuetudinario, sia attraverso l’azione del legislatore comunitario. Alcune recenti scelte politiche statali hanno però sollevato nuovi, importanti, interrogativi e hanno enfatizzato la portata di problemi già noti. Si tratta di questioni che sono state ampiamente discusse a livello politico e giornalistico nel nostro Paese, ma non sempre la portata degli obblighi internazionali che regolano l’azione degli Stati emerge con chiarezza nel dibattito pubblico. Per contribuire alla comprensione di questi temi nella prospettiva del diritto internazionale, il 30 ottobre, presso la Facoltà di Giurisprudenza, si è tenuto un incontro pubblico sul  respingimento in mare degli stranieri, sull'accordo Italia-Libia, e su alcuni altri temi in materia di immigrazione.

I lavori erano articolati in due sessioni della durata di circa un’ora e in un dibattito conclusivo. La prima sessione mirava in primo luogo a definire la differenza tra migranti economici e rifugiati e a chiarire gli obblighi che l’Italia e gli altri Paesi hanno contratto a livello internazionale e comunitario nei confronti dei migranti. In tale contesto si inseriva poi la relazione sulla compatibilità con tali obblighi del recente trattato tra Italia e Libia che prevede, tra l’altro, la realizzazione di pattugliamenti congiunti nel mare Mediterraneo. Senza alcuna ambizione di completezza, in una materia molto vasta come la regolazione giuridica del fenomeno migratorio, la seconda sessione trattava alcune tra le questioni più controverse come i pattugliamenti e i respingimenti in mare, il ruolo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite e, infine, il ricorso sempre più ampio e frequente a forme di detenzione amministrativa dei migranti.

Tra i relatori, oltre ad un gruppo di docenti e ricercatori di diritto internazionale e comunitario del Dipartimento di Scienze giuridiche (Antonino Alì, Julinda Beqiraj, Alessandro Fodella, Marco Pertile, Seline Trevisanut) erano presenti anche la professoressa Laura Pineschi, curatrice di uno tra i più noti manuali universitari sulla tutela internazionale dei diritti umani e il dottor Paolo Artini, responsabile della sezione protezione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

L'argomento ha incontrato l'interesse di un uditorio numeroso ed eterogeneo che ha contribuito con numerosi interventi e domande ad arricchire l'incontro. Tra i partecipanti erano presenti molti studenti, ma anche operatori dell’associazionismo trentino e pubblico esterno.

A prescindere dagli orientamenti politici che guidano i giudizi di ognuno sulla scelta di operare il respingimento dei barconi provenienti dalle coste settentrionali dell'Africa, carichi di uomini, donne e bambini in fuga dalla miseria o da persecuzioni di diversa natura, è parso di grande utilità comprendere e ribadire che la decisione di un Paese di operare respingimenti in mare e varie forme di restrizione della libertà dei migranti non può essere presa ignorando il rispetto del diritto internazionale. È il diritto internazionale a garantire i diritti umani dei migranti e dei rifugiati e a definire gli obblighi che i singoli Paesi sono tenuti a rispettare nell’adozione di leggi e politiche a livello statale.